Giochi pericolosi

marzo 5, 2004


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Chi non vuole imparare dal crac Parmalat

La legge sul risparmio, la risposta agli scandali Cirio, Parmalat, Giacomelli, MyWay, ha iniziato di gran carriera il suo iter parlamentare. Dopo 44 audizioni, le commissioni congiunte fanno gli straordinari per consegnare il rapporto prima che inizi l’esame del testo del Governo.

In una riunione a porte chiuse all’Aspen, il Ministro Tremonti ha rifiutato la scorciatoia dei decreti legge, ha fatto appello allo “spirito repubblicano” (nuovo nome per bipartisan) perchè la legge sia approvata prima delle elezioni europee, e sia preservata dal fuoco della campagna elettorale. E’ condivisa la percezione del pericolo che stiamo correndo: quanto pesa la penna nella mano di un funzionario di banca che deve mettere la sua firma sotto un contratto di prestito, men che mai di un’emissione obbligazionaria? Quanto, dall’altra parte dello sportello, nella mano di un risparmiatore che investe i suoi risparmi?
I tasselli che compongono il sistema finanziario si tengono tutti: ragionando sul come é stato possibile che i ragionieri a Collecchio siano riusciti a tenere in scacco Consob, analisti, banche blasonate, società di rating arcigne, su su fino a Bankitalia, dovrebbe essere possibile risalire ai problemi di natura sistemica che da anni attendono soluzione.
Ma ci sono anche ragioni di (mancanza di ) cultura economica,e la legge lì é impotente. E’ per incompetenza se gente che ha passato una vita a metter su un gruzzoletto, anno dopo anno, milione su milione (si é risparmiato in lire), e a metterli in BOT, ora lo consegna fiduciosamente a “esperti” finanziari, giovanotti con la faccia pulita, che non avevano mai vissuto una crisi finanziaria. E poi, anche fuori dall’emergenza, in materia economica circolano idee che da secoli si sanno sbagliate: che un’azienda comprata da uno straniero é persa, che i paesi a basso costo della manodopera ci rubano i posti di lavoro, che per ogni anziano che ritarda ad andare in pensione c’é un giovane disoccupato in più eccetera.
La cultura economica é un bene pubblico: se il mercato non la fornisce, é proprio lì che deve sopperire il servizio pubblico. Alla RAI, al terzo programma Radio, Oscar Giannino ha condotto, tutti i giorni per mezz’ora, un suo programma vivace e appassionante non solo per la dolorosa attualità dell’argomento. Si intitolava “Giochi Pericolosi”. E’ durato un mese: poi l’han chiuso: un bel gioco dura poco. Che alla RAI abbiano paura che l’esempio possa essere, per il servizio pubblico, un “gioco pericoloso”?

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