Tutti alla Rai sembrano occuparsi delle nomine in arrivo. Ma l’assetto del sistema e la privatizzazione di viale Mazzini sono improvvisamente usciti dal magazzino oggetti dispersi, grazie alle dichiarazioni rese da Gianni Letta. Intervenendo a un convegno dell’Isimm, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio prima ha tracciato un quadro storico del trentennale ritardo della legislazione italiana in materia di telecomunicazioni e televisione, utile a ricordare che il duopolio della tv in chiaro è figlio della miopia dei legislatori e non viceversa (la nascente tv via cavo, per-esempio, fu bloccata dalla politica nel 1973 per difendere il monopolio Sip e Rai).
Venendo all’oggi, ha invocato una legge di sistema capace di aprire tlc e tv a multimediale e digitale, superando quindi le eredità del passato con la cultura “dei tetti e dei vincoli” disegnata dalle leggi Mammì e Maccanico. E, soprattutto, ha rilanciato in grande la privatizzazione della Rai, dicendosi “favorevole all’iniziativa del senatore Franco Debenedetti, che aveva ipotizzato la creazione di una commissione tra maggioranza e opposizione, che potesse studiare la questione con serietà professionale”. La proposta, lanciata dal senatore diessino dopo la conferenza stampa di fine anno, in cui Silvio Berlusconi aveva annunciato l’impegno a cedere una o due reti Rai sul mercato, aveva trovato eco nelle dichiarazioni del presidente del Senato Marcello Pera all’atto della nomina del nuovo consiglio d’amministrazione della Rai. Ma poi non si era più saputo nulla.
Come vanno giudicate le parole di Letta?
“Io i miei passi li ho fatti”, ci dice l’ideatore della proposta, il senatore diessino Debenedetti, “parlandone, oramai più di due mesi fa, sia con esponenti del mio schieramento politico, sia della maggioranza”.
Ci siamo, allora?
“Le parole di Letta possono essere considerate in due modi. Se si trattasse di un altro, si potrebbe credere a una formula di cortesia. Provenendo da chi da sempre misura con cura toni ed espressioni, lo considero invece di un mezzo impegno”.
Anche il presidente del Senato si era impegnato.
“E’ diverso. Il presidente Pera non poteva fare più di quel che ha fatto. Rendere noto in interviste di aver chiesto ai nuovi vertici Rai di esaminare la questione della privatizzazione. Oltre Pera non può andare, perché la fonte di nomina del consiglio d’amministrazione non ha nessun potere di indirizzo. Per palazzo Chigi è diverso. E’ il governo, l’azionista della Rai. Non si tratterebbe di una preghiera, ma di un indirizzo da perseguire”.
Anche per svelenire il clima. Tuttavia Letta ha accennato alla sua proposta, più che a un’iniziativa del governo.
“Se è un modo per affrontare comunque la questione, allontanando dal premier l’ombra del conflitto d’interessi, la mia opinione è che non bisogna tirarsi indietro. Però solo un’iniziativa del governo può superare lo scontro generalizzato che si è creato in questi mesi tra maggioranza e opposizione, e che investe anche la Rai. Forse la filosofia della mia proposta si presterebbe a svelenire il clima”.
In che senso?
“L’idea era di una commissione bipartisan di pochi membri, scelti tra competenti del settore e, soprattutto, della realtà del mercato italiano ed europeo”.
Lo scontro è tutto politico, e lei pensa a dei tecnici?
“Non mi illudo sulla neutralità dei tecnici. Ma se partiamo dalla politica tutto resta com’è. L’idea sarebbe invece di confezionare proposte volte a individuare con precisione quali caratteristiche debba avere la parte di Rai da privatizzare, in maniera che sia appetibile ai compratori e possa sopravvivere sul mercato. Definire che patrimonio dovrebbe avere, quali impianti, quanti dipendenti e costi fissi per puntare a una certa redditività, e così via. Naturalmente, significherebbe eguali affollamenti pubblicitari rispetto ai privati, nonché l’impossibilità di cedere una o due reti se a un concorrente ne restano tre, visto che nessuno comprerebbe per non poter combattere ad armi pari. Definite queste ipotesi, la commissione avrebbe espletato il suo lavoro e spetterebbe alla politica decidere. Ma finché non si fa questo, continueremo a parlare di privatizzazione intendendo tutto e il contrario di tutto”.
E’ uno schema che troverebbe sostenitori nell’opposizione?
“Il partito Rai c’è nell’opposizione e nella maggioranza. Lo ha ammesso lo stesso Letta. Ma stando fermi l’intero settore resta ancora più in ritardo sugli sviluppi europei e mondiali, tutti perdono e nessuno ci guadagna”.
aprile 10, 2002