Fiat: Debenedetti, serve legge per deroga contratto nazionale

agosto 3, 2010


Pubblicato In: Varie


Marchionne non vuole riforme ma certezza per il business

Roma, 3 ago. – Una legge che consenta ad un contratto aziendale di derogare al contratto nazionale. E’ la chiave di volta della partita Fiat, secondo Franco Debenedetti che, interpellato dall’ADNKRONOS, chiarisce: “lo scopo di Marchionne è di avere assicurate condizioni ragionevolmente stabili da sapere se i conti quadrano: quante macchine vengono prodotte con quegli investimenti e se la produzione avrà la flessibilità per rispondere alla domanda del mercato”.

Certo, ammette l’ex senatore, “per farlo è necessario modificare le relazioni industriali nel Paese”, ma “non mi sembra che l’uomo Marchionne, così concentrato sul business, ambisca a rivestire i panni del riformatore”.
Per ottenere il risultato che ha in mente l’amministratore delegato di Fiat, “avere la garanzia legale di quello che chiede”, prosegue Debenedetti, “ci vuole la firma della Fiom sotto l’accordo sindacale, o una norma di legge”. La soluzione di legge “è certo la più rapida e forse l’unica possibile. Non obbligherebbe la Fiom a firmare un contratto che non vuole firmare; resterebbe la sua opposizione ma all’interno della fabbrica varrebbe la clausola di tregua. Che è quella che dà la garanzia a Marchionne”, spiega, aggiungendo che in questo modo “si eviterebbero anche tensioni, perché con la prevedibile diffusione del modello Marchionne ai fornitori di Fiat, esteso magari dalle gomme alla benzina, il rischio è che la protesta esca fuori dalla fabbrica, in modi che non possiamo prevedere e che potremmo non saper governare”.
Sta guadagnando consensi anche in campo sindacale la proposta di legge suggerita da Pietro Ichino: “riconoscere la possibilità per il contratto aziendale di derogare dal contratto nazionale se stipulato dalla coalizione maggioritaria o approvato a maggioranza dai lavoratori, e quindi il carattere vincolante per tutti delle clausole di tregua inserite nel contratto stesso”. Certo, prosegue Debenedetti, che “il first best è un accordo interconfederale che contenga queste regole; ma perché esso risolva il problema occorre che sia firmato da tutte le confederazioni maggiori”. In mancanza di questo, l’intervento legislativo “è necessario in via provvisoria e sussidiaria; ma è pur sempre indispensabile”.

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