Lettera a Repubblica
“Costretta”, costretta a vendere per smontare il monopolio dell’energia elettrica, e quindi a trovare altri settori in cui investire per “mantenere dimensioni adeguate”. Così rispondendo ad Alessandro Penati, l’Ufficio relazioni con i media dell’Enel ammette le resistenze opposte alla volontà politica del suo azionista, rappresentato per l’occasione dal premier Prodi e dal Ministro Bersani, di liberalizzare il mercato, l’insofferenza esibita verso l’Autorità di regolazione all’uopo istituita dal Parlamento, le ambizioni coltivate prima in telefoni e acqua per diventare una multiutility, poi in altri Paesi per diventare una multinazionale. E giustifica con quella “costrizione” iniziale i deludenti risultati che ne sono seguiti. Insolito trovare in un organo aziendale un tale rispetto per la verità storica. Complimenti!
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Bruna Gazzelloni
14 annoe fa
Ho letto la risposta di Franco Debenedetti ad Alessandro Penati, dell’ufficio relazioni con i media dell’ENEL, e mi ha commosso come i conflitti di interessi anche nell’esprimere certe valutazioni non si ravvisino quando magari nella propria famiglia l’”affare” elettricità è uno dei fronti più seguiti il che magari suggerirebbe maggior “discrezione” nella valutazione di certi fatti tantoppi se i responsabili son quelli del medesimo schieramento.
Ma certo inquietano certe valutazioni rispetto a quanto dichiara l’ENELsulle vendite imposta da una certa gestione dell’ex Ente elettrico quando effettivamente Chicco Testa dichiarava che, per il nuovo assetti imposto all’ENEL da quei governi bisognava cercare “altri business”…
Pare infatti che quando la gestione di certe realtà attiene ad esponenti di un certo partito politico o schieramento ci si debba limitare più ad una forma di abnegazione attinente alla fede religiosa che alla doverosa valutazione di incontrovertibili fatti accaduti.
Da parte, infatti, di una dipendente ENEL che può affermare di essere stata (purtroppo) diretta testimone di quel periodo, quanto fu fatto da una gestione governativa (Prodi/D’Alema) e ministeriale (Bersani) risulta oltreché mai spiegato anche ben diverso da come lo riferisce sbrigativamente Debendetti. Lungi dal limitarsi a costituirsi come multi utility, infatti, L’ENEL bersaniana si “spezzettò (il famoso “spezzatino” Carpi, sottosegretario di quei governi di cui tanto si vanta Bersani?), acquisì e fondò un numero imprecisato di società (oltre trecento come riferì la FLAEI/CISL?) le cui finalità, persino a noi che ci lavoravamo, risultavano poco chiare laddove, come ha documentato Report, ce ne furono anche di off shore la cui esistenza risultò poco chiarita ed assai discutibile anche limitandosi al solo risparmio fiscale da parte di chi, peraltro, come Bersani ed il suo partito, fa della lotta all’evasione ed elusone fiscale un cavallo di battaglia quotidiano della propria azione politica, visto che il pagamento delle tasse veniva così corrisposto all’estero e non nel proprio Paese.
Tra le mille decisioni assunte per l’ENEL in quel periodo molto andrebbe detto, ma cosa mai chiarita è quale ratio vi fosse, mentre si svendeva nel deprecabile modo adottato la Telecom, costituirne un altra “pubblica” come la WIND operazione che a detta sempre della FLAEI costò 20 mila miliadi di vecchie lire.
Non si chiede il dott. Debenedetti se tutte queste operazioni abbiano o meno rappresentato un onere per l’ENEL (che può anche aver partecipato alla costituzione dell’attuale debito) quando si decise di riconvertire l’ENEL al suo core business elettrico, anche valtando quanto sostenne Scaroni, AD ENEL succeduto a Tatò, e cioè che la precedente gestione dell’ENEL non aveva portato valore al gruppo elettrico?
Distinti saluti.
Bruna Gazzelloni
admin
14 annoe fa
Cara Signora Gazzelloni,
Leggo la sua riposta alla mia lettera a Repubblica sull’Enel.
Non sa quanto mi dolga averla “commossa” con il mio conflitto di interesse, ancorché “oggettivamente” solo preteso, come potrei dimostrarle.
Potrei consolarla invitandola a controllare, sul mio sito e nelle mie pubblicazioni, che quanto scrivo nella mia lettera, lo sostenevo in Parlamento e lo divulgavo sui giornali, e senza alcuna “discrezione”, ben prima del 1999, anno della fondazione di Energia, oggi Sorgenia. Ma forse lei potrebbe trovarvi nuovo motivo di commozione, sospettando che la mia attività di legislatore e di pubblicista proprio a questo fosse finalizzata, preparare il terreno alla futura iniziativa di mio fratello.
In tal caso non mi rimarrebbe che ricordarle quanto ebbe a dire Sigmund Freud a una sua giovane paziente: a volte, signorina, un sigaro è solo un sigaro.
Cordialmente
Franco Debenedetti
Bruna Gazzelloni
14 annoe fa
No ho mica fatto l’anamnesi cronologica del suo interesse per l’Enel per commisurara alla contemPoranetà della nAscita delle aziende di suoi parenti che riguardano l’argomento energia. Mi permettevo sono di notare che certe critiche alla gestione attuale dell’ENEL (benché l’attuale AD Fulvio Conti fu introdotto in ENEL come Direttore Finanziario dalla gestione Tatò, governo D’Alema, Ministro Bersani) conisderando la proprietà di Repubblica e le cointeressenze della famiglia nel ramo mi sembravano almeno inopportune potendo ritenere, taluno, ci si serva di un giornale di proprietà dei parenti per attacchi ad un concorrente in affari. Del resto mi pare che la compagna di suo fratello sia stata “attenzionata” dalla magistratura per la possibilità che con la sua conoscenza in aticipo di talune notizie le abbia usate per acquisti e/o cessioni in borsa, o sbaglio?