da Peccati Capitali
Spentosi il clamore della lettera su Repubblica, analizzati tutti i suoi possibili aspetti e risvolti, ora che si può tracciare la riga e tirar le somme, ci si chiede: Veronica Lario ha raggiunto lo scopo prefisso? Insegnare ai figli, alle femmine e al maschio, che la dignità della donna è un bene da far rispettare costi quel che costi, è la motivazione esplicita della sua iniziativa. C’è anche chi ha malignato: io non mi accodo, e per rispetto della logica prima ancora che della persona, prendo per buoni i propositi dichiarati.
I figli di Veronica e Silvio hanno tutta l’aria di essere ragazzi svegli e spiriti liberi. Sanno che un’azione è giusta se, oltre che motivata, è proporzionata: questa lo era? Forse sì, la dignità è un bene superiore all’immagine. In quella famiglia i temi dei rapporti tra vizi privati e pubbliche virtù, tra interessi privati e pubblici, e dei possibili conflitti, devono essere di casa. E quindi i ragazzi avranno riflettuto che ciò che ha consentito alla madre di dare tanta visibilità al suo gesto è il ruolo pubblico del padre: è la notorietà di lui che fornisce a lei l’arma con cui colpirlo. Discussioni che certamente avranno aumentato il valore pedagogico che aveva motivato l’iniziativa della madre.
La notizia intanto andava sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo, di quelli italiani occupava pagine e pagine, telegiornali e approfondimenti, prima, seconda e terza serata, l’apertura del sito del New York Times, il “colpevole” paragonato ai grandi del mondo. E poi la risposta del padre, e il lieto fine della cena a Macherio, un’ondata di simpatia umana ad avvolgere l’intera famiglia: un tripudio, un trionfo, per giunta grazie allo scoop epocale su un giornale in tutti i sensi concorrente. Un delirio mediatico che, misurato come costo contatto, vale una cifra da capogiro: e rende ancora più smagliante il sorriso del cavaliere; e che contiene un ulteriore valore pedagogico, a completare la soddisfazione della signora Veronica. Perché questa è una clamorosa dimostrazione di effetti inintenzionali di azioni intenzionali: e qualcuno avrà tirato giù dagli scaffali le opere dei miei amati austriaci, von Mises e von Hayek, che da lì partono per dimostrare l’intrinseca inefficienza delle economie stataliste. Immaginate la soddisfazione del babbo.
L’episodio fornisce una lezione anche a quelli, politici e commentatori, che hanno voluto usare l’episodio per impartirci una lezione di politically correct. Non tenendo conto che, sempre per effetto delle conseguenze inintenzionali, può essere che alla fine a guadagnarci sia lo “scorretto”. Una conclusione che avrebbe dato brividi di gioia a Barney Panowsky, e gli avrebbe strappato la sua proverbiale triplice esclamazione. Noi, per rispetto e per prudenza, la lasciamo nella penna.
febbraio 15, 2007