E Ciampi tace

aprile 27, 2001


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Indicazione del premier: i pro e i contro

E’ un bene o un male che sulle schede elettorali dei due simboli contrapposti compaiano le scritte “Berlusconi Presidente” e “Ulivo per Rutelli”?. Personalmente, considero questo fatto come uno sviluppo positivo. La contrapposizione tra due candidati premier non è una novità, la novità è l’indicazione esplicita. Io credo che, stante il fallimento della commissione bicamerale, la presenza di questa indicazione consenta di non fare compiere un passo indietro a un sistema maggioritario le cui inadeguatezze, peraltro, restano sotto i nostri occhi. Tuttavia devo riconoscere che il problema toccato da queste formule è di una certa importanza.

Giovanni Sartori, per esempio, ha scritto che questi simboli sarebbero ai limiti della costituzionalità, perché l’indicazione popolare per un premier rischia di coartare i poteri del Capo dello Stato, nonché le su facoltà di incaricare altro premier da quelli indicati al momento del voto, nel caso in cui producano sviluppi politici analoghi a quelli delle ultime due legislature, nelle quali sia Berlusconi passò la mano e lo stesso avvenne per Prodi. Questa tesi così secca, tuttavia, non convince. Al Quirinale giustamente osservano che già nella passata legislatura c’era il simbolo “Popolari per Prodi”. E il 13 maggio, a far compagnia ai nomi di Berlusconi e Rutelli ci saranno Dini, Bonino, Di Pietro. Inoltre, a richiamare l’attenzione del Quirinale c’è anche Il cosiddetto “patto antiribaltone”: i candidati che lo firmano si impegnano a non dare la fiducia a un Governo diverso da quello che sarà insediato dopo le elezioni. Qui a correre il rischio di una modifica di fatto della Costituzione è la norma secondo cui i Parlamentari operano senza vincolo di mandato: il parlamentare infatti in questo modo autolimita la una parte del potere che gli elettori gli hanno dato. (E’ questa la ragione per cui io non ho sottoscritto quel patto). Tuttavia a conciliare queste preoccupazioni e l’obbiettivo di non arretrare dal maggioritario sarà la politica. Solo se i capi dei partiti continueranno a considerarsi vincolati ai premier indicati agli elettori, il Quirinale non potrà che registrare una geografia parlamentare coerente nel tempo all’impegno bipolare; se invece i partiti saranno essi a rompere il vincolo assunto con gli elettori, il Quirinale farà tutto ciò che la Costituzione consente perché il Governo del Paese sia assicurato. Insomma, il Quirinale non ha protestato perché è molto responsabile. Che lo siano altrettanto i partiti, resta tutto da vedere. Perché se il maggioritario zoppica e da una forma di Governo bipolare restiamo lontano, non è certo per colpa del Quirinale.

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