Il mandato di cattura europeo apre un’ampia questione politica
La riluttanza del Governo a recepire le norme sul mandato di cattura europeo desta più di un sospetto nell’opposizione. Dopo le leggi ad personam che il capo del Governo ha fatto approvare sinora – falso in bilancio, Cirami, lodo Schifani – il sospetto é più che giustificato. Ma sarebbe un peccato se prevalesse: questo é invece un provvedimento su cui riflettere senza preconcetti.
Recependolo nel nostro ordinamento, per alcune categorie di delitti (in alcuni casi vagamente definiti) il mandato di cattura di un tribunale (in alcuni casi un procuratore) europeo diventerebbe immediatamente esecutivo, senza che un tribunale italiano giudichi, in base alle norme del nostro codice, se concedere l’estradizione. Bossi sbraita contro “Forcolandia”. Ma giuristi cari alla sinistra, uno per tutti Giuliano Vassalli, obbiettano che se il mandato di arresto é emesso da un paese in cui l’imputato in attesa di giudizio ha garanzie inferiori alle nostre, per esempio in tema di carcerazione preventiva, si priva un cittadino italiano di garanzie a cui ha diritto alla pari di tutti gli altri suoi connazionali.
C’è in gioco una questione politica più ampia. Che fa chiedere una pausa di riflessione a Marcello Pera, presidente del Senato. Sullo spazio giuridico europeo si confrontano due visioni, come nel progetto di costituzione europea. Un’Europa basata sull’armonizzazione uniformata, fatta di istituzioni e norme omologate: l’Europa, un posto in cui tutti abbiano gli stessi doveri. E un’altra idea di Europa, basata sul mutuo riconoscimento, sulla competizione tra paesi e ordinamenti in gara per adottare le best practice, le norme più vantaggiose per individui, corpi intermedi e imprese: l’Europa, un posto in cui desiderare di lavorare e stare.
Ciò che di più fecondo la comunità europea ha creato, discende dalla seconda visione. Non avremmo antitrust e concorrenza, se non avessimo adottato i princìpi più favorevoli ai consumatori. In piena società postindustriale, a maggior ragione é una nuova lex mercatoria ad affermarsi, celebrando la rivincita del diritto privato e delle sue libertà sull’eticismo uniformante dello ius publicum statalista, premiando ordinamenti fondati sulla massima offerta di libertà e minimi disincentivi a comportamenti vantaggiosi. Massime quando si parla di catture: l’Europa di chi le sogna più facili non è quella di chi le vuole solo quando e se inevitabili. Il contrasto non è tra legalità e illecito, ma tra un diritto che tutela gli Stati dai cittadini e un diritto che preserva questi ultimi dagli Stati. Chi milita nel secondo partito non sta con i ladri contro le guardie. Vuole guardie che non siano ladre di libertà.
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ottobre 31, 2003