Al Direttore.
Supponiamo che Draghi avesse annunciato la Outright Monetary Transaction a novembre. Sarebbe iniziato il processo volto a definire le “condizionalità”, cioè gli impegni atti a conseguire il pieno aggiustamento macroeconomico oppure ad attuare le misure correttive richieste dal programma preventivo dell’Efsf. Intanto i mercati avrebbero reagito positivamente, lo spread sarebbe diminuito, nel generale entusiasmo sarebbe migliorato anche il clima politico nella maggioranza: è ipotizzabile che le dimissioni di Berlusconi non ci sarebbero state.
Né rimpianti né recriminazioni, la storia non si scrive con i se. Dimostrazione, invece, che quando la Bce varca il limite della politica monetaria ed entra nella politica fiscale, entra nella politica nel senso più ampio del termine; che quando lo fa in modo discrezionale, entra nella politica in modo discrezionale; che anch’essa è soggetta alle conseguenze inintenzionali di atti intenzionali. Inintenzionali e magari non gradite: forse oggi a Palazzo Chigi non ci sarebbe Mario Monti.
Domanda: e se Draghi fosse intervenuto quando al governo c’era il Cav.?
settembre 8, 2012
gianni
12 annoe fa
La risposta è semplice, basta invertire il senso della domanda. Si sarebbe fidata l’Europa di un’Italia berlusconiana? Il problema non è di teoria o di scuola economica, bensì di politica: possono i tedeschi e il nord europei permettere che il ceto politico italiano si faccia mantenere a spese dei cittadini europei, che paraltro non costituiscono neanche una base elettorale per lo stesso ceto? No, ovviamente. Quindi hanno salvato (forse) l’euro, commissariandoci. Bisognerebbe fare di più però, perchè in Italia i pericoli restano.
La decisione di Draghi, insomma non è indipendente dal fatto che Monti (e non Berluscini) sia al governo. Il problema è che Monti non basta (ma non c’è molto altro da andare a cercare).