L’economista Franco Debenedetti critica il tribunale Ue
ROMA – «Una decisione criticabile, proprio dal punto di vista del mercato. Secondo Hayek la concorrenza è una “procedura per la scoperta” cioè per l’innovazione: per dare ai consumatori nuove opportunità non solo prezzi più bassi. Invece Microsoft viene punita per il suo successo».
L’ex senatore Franco Debenedetti boccia le decisioni prese dai giudici comunitari: «Le violazioni contestate erano due. La prima riguardava il software di sistema per server, dove si é imposto a Microsoft, che ha ottemperato, di rivelare propri segreti industriali per permettere ai concorrenti di sviluppare applicazioni per i server che usavano il sistema operativo Windows. Il secondo riguarda invece i personal computer: se Microsoft inserisce anche il suo Media Player nel pacchetto standard, nessuno ha più interesse a comperare i programmi di lettura di file multimediali di altri produttori, ad esempio di Real Player. In entrambi i casi però la scelta è sbagliata».
Non pensa che ora sarà più facile per le imprese più piccole concorrere con Microsoft?
«Il dibattito sulla protezione della proprietà intellettuale è vecchio quanto la proprietà intellettuale stessa. Questa protezione si giustifica con l’interesse a incentivare la ricerca. Qui si fa l’opposto e questo precedente va giudicato pensando alle conseguenze che può avere sulle decisioni di investimento delle aziende in generale. Può essere letto come una punizione per chi ha innovato con successo».
E sul Media Player?
«È il mercato a dare torto alla sentenza. Quando è iniziato il procedimento Microsoft e Real erano gli unici nel frattempo il sono esplosi fenomeni come Itunes e Youtube. Si diceva che il mercato era bloccato, e il mercato stesso ha prodotto spontaneamente i suoi anticorpi. Non si é saputo guardare abbastanza avanti. Oddio da noi il legislatore fa ancor peggio, guarda addirittura indietro: per il ddl Gentiloni il mondo è ancora quello del duopolio Rai-Mediaset, mentre ora ci sono il satellite e il digitale terrestre, Internet e il videofonino».
L’Europa ha scelto la linea dura per confermarsi paladina dei consumatori e “dare una lezione” agli Usa?
«Non voglio nemmeno pensarlo. Era un procedimento almeno nelle intenzioni a favore dei consumatori, sarebbe inaudito se qualcuno avesse pensato di usarli in questo modo».
Il Vecchio Continente rischia di diventare troppo interventista nelle questioni economiche?
«Nell’episodio singolo si è forse peccato un po’ d’interventismo. Ma la discussione va fatta con riferimenti specifici. Certo in Europa il rischio é sempre immanente. Rifaccio l’esempio della legge Gentiloni: che ne dice dell’imposizione di un tetto pubblicitario al 45%?».
(l.i.)
settembre 18, 2007