Debenedetti: subito la cessione delle centrali Enel per rimettere a posto i conti

luglio 13, 2001


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali


Intervista di Antonella Baccaro

Utilizzare i proventi della vendita delle centrali elettriche (Genco) per ridurre subito il buco dei conti pubblici. L’idea è del senatore dell’Ulivo e economista liberal Franco Debenedetti, convinto che intervenire al più presto sul deficit sia interesse di tutti. Maggioran­za e opposizione.

Senatore, in clic consiste la sua propo­sta?
«Utilizzare i proventi delle quattro Ge­nerating Companies, le società cui Enel ha apportato le centrali che deve dismettere: le tre previste dal decreto Bersani la quarta richiesta dall’Antitrust come condizione all’operazione di acquisto di Infostrada».

In che modo?
«E’ sufficiente che il gruppo Enel distri­buisca i proventi ricavati dalla vendita delle Genco come dividendo straordinario a tutti gli azionisti pro quota».

Che cifra incasserebbe il Tesoro?
«Secondo una stima grossolana dalle quattro società si ricaverà più di 20 mila miliardi. E siccome il Tesoro ha il 659, di Enel, la quota di sua spettanza vale 13 mila miliardi».

Ma è consentito utilizzare i proventi di una privatizzazione per ridurre il deficit anziché per abbattere il debito?
«A differenza dell’Iri, l’Enel non è una holding finanziaria e non è neppure più in esclusive mani statali. Se l’Enel realizza profitti straordinari per la vendita delle centrali e li distribuisce come dividendi ai suoi azionisti pubblici e privati, quelli versati al Tesoro dovreb­bero essere contati come redditi da capitale e quindi portati a riduzione del defi­cit».

Quali sarebbero i vantaggi di una simi­le operazione?
«E’ che riduce il deficit sen­za imporre tasse e senza ta­gliare spese, quindi reddito per consumi».

Ma secondo le indicazioni fornite ieri dal ministro del­l’Economia, Giulio Tremon­ti, il buco dei conti pubblici sarebbe ben più consistente?
«Lo strumento è tecnico, ma la ragione della mia propo­sta è politica. Quella dei conti pubblici non è materia per colpi di teatro, non è interesse di nessu­no strumentalizzare la situazione, dram­matizzandola: ovviamente non della vec­chia maggioranza, ma a ben vedere nep­pure di quella attuale che ieri francamen­te ha esagerato: nei numeri e nei toni. So­prattutto non è interesse del Paese che si appanni una credibilità faticosamente conquistata. E poi mi sembra giusto che accanto a eventuali poste negative si col­gano le poste positive che noi abbiamo creato, quotando Enel e predisponendo la vendita delle GenCo».

Dal punto di vista dei tempi questa so­luzione è praticabile?
«Enel avrebbe già dovuto vendere. Il ri­corso al Tar avviato contro l’Antitrust per la quarta GenCo potrebbe intralcia­re il percorso: sarebbe bene che l’Enel ri­nunciasse al ricorso, oppure che i suoi amministratori decidessero che nel nuo­vo contesto all’azienda conviene vendere di propria iniziativa altre centrali. Maga­ri sollecitati in questo senso dal Tesoro».

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