Intervista di Antonella Baccaro
Utilizzare i proventi della vendita delle centrali elettriche (Genco) per ridurre subito il buco dei conti pubblici. L’idea è del senatore dell’Ulivo e economista liberal Franco Debenedetti, convinto che intervenire al più presto sul deficit sia interesse di tutti. Maggioranza e opposizione.
Senatore, in clic consiste la sua proposta?
«Utilizzare i proventi delle quattro Generating Companies, le società cui Enel ha apportato le centrali che deve dismettere: le tre previste dal decreto Bersani la quarta richiesta dall’Antitrust come condizione all’operazione di acquisto di Infostrada».
In che modo?
«E’ sufficiente che il gruppo Enel distribuisca i proventi ricavati dalla vendita delle Genco come dividendo straordinario a tutti gli azionisti pro quota».
Che cifra incasserebbe il Tesoro?
«Secondo una stima grossolana dalle quattro società si ricaverà più di 20 mila miliardi. E siccome il Tesoro ha il 659, di Enel, la quota di sua spettanza vale 13 mila miliardi».
Ma è consentito utilizzare i proventi di una privatizzazione per ridurre il deficit anziché per abbattere il debito?
«A differenza dell’Iri, l’Enel non è una holding finanziaria e non è neppure più in esclusive mani statali. Se l’Enel realizza profitti straordinari per la vendita delle centrali e li distribuisce come dividendi ai suoi azionisti pubblici e privati, quelli versati al Tesoro dovrebbero essere contati come redditi da capitale e quindi portati a riduzione del deficit».
Quali sarebbero i vantaggi di una simile operazione?
«E’ che riduce il deficit senza imporre tasse e senza tagliare spese, quindi reddito per consumi».
Ma secondo le indicazioni fornite ieri dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il buco dei conti pubblici sarebbe ben più consistente?
«Lo strumento è tecnico, ma la ragione della mia proposta è politica. Quella dei conti pubblici non è materia per colpi di teatro, non è interesse di nessuno strumentalizzare la situazione, drammatizzandola: ovviamente non della vecchia maggioranza, ma a ben vedere neppure di quella attuale che ieri francamente ha esagerato: nei numeri e nei toni. Soprattutto non è interesse del Paese che si appanni una credibilità faticosamente conquistata. E poi mi sembra giusto che accanto a eventuali poste negative si colgano le poste positive che noi abbiamo creato, quotando Enel e predisponendo la vendita delle GenCo».
Dal punto di vista dei tempi questa soluzione è praticabile?
«Enel avrebbe già dovuto vendere. Il ricorso al Tar avviato contro l’Antitrust per la quarta GenCo potrebbe intralciare il percorso: sarebbe bene che l’Enel rinunciasse al ricorso, oppure che i suoi amministratori decidessero che nel nuovo contesto all’azienda conviene vendere di propria iniziativa altre centrali. Magari sollecitati in questo senso dal Tesoro».
luglio 13, 2001