Intervista di G. Sar.
«Lo dico da uomo di sinistra: scioperare è un diritto, però occhio alle conseguenze economiche, perché alla fine si paga il conto». Franco Debenedetti, senatore dei Ds, guarda con preoccupazione alla lunga serie di stop nei servizi pubblici.
Senatore, i sindacati stanno sbagliando?
«Nessuno vuole mettere in discussione il diritto di sciopero, ci mancherebbe altro. In questo caso, poi, ci troviamo di fronte a un ciclo di agitazioni che hanno per oggetto l’aggiornamento dei contratti. Anche se, bisognerebbe sempre ricordare che bloccando i servizi pubblici non si danneggia un padrone, bensì tutti gli utenti».
Qual è la sua preoccupazione?
«Guardiamo a quello che sta succedendo in Europa. La protesta dei metalmeccanici tedeschi ha frenato l’economia di quel Paese, gelando la congiuntura. E non basta. C’è anche un effetto strutturale. La Banca centrale europea lo ha detto con chiarezza: un aumento del 4,5% dei salari potrebbe alimentare fiammate inflazionistiche».
Gli scioperi hanno sempre delle conseguenze…
«Sì, ma non sempre si riflette fino in fondo su questi aspetti, specie se si imbocca la strada dello sciopero a oltranza. In casi simili a questo il sindacato rischia anche la sconfitta, come è accaduto in Francia, dove le rappresentanze dei lavoratori si sono contrapposte per mesi al ministro Juppè, con risultati disastrosi»
Vede questo pericolo anche per l’Italia?
«Mi pare che nell’ultimo anno ci siano state oltre 120 milioni di ore di astensione dal lavoro. E questo è un dato di cui bisogna tenere conto. Quindi, e lo dico da uomo di sinistra, non dobbiamo dimenticare le conseguenze economiche degli scioperi, in termini di diminuzione del prodotto interno lordo. Del resto mi pare che qualche segnale si stia già vedendo».
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maggio 19, 2002