Intervista di R. Ba.
«Gli obiettivi legati alla nascita dell’euro sono stati raggiunti, ma di fronte allo spettro della recessione cosa facciamo? Siamo pronti ad affrontare una politica deflazionistica e ad avere più disoccupati?». Franco Debenedetti, senatore diesse, ricorda che il protocollo è un accordo tra governi e dunque un documento politico. E di fronte a queste scelte la politica deve rientrare in gioco.
Quindi Prodi sbaglia o ha ragione a difendere il Patto?
«Il presidente della Commissione fa il suo mestiere e fa bene a richiamare i governi al rispetto delle regole. Il Patto, fatto per tranquillizzare i tedeschi, ha funzionato. L’inflazione è sotto controllo, i conti sono in ordine. Ma lo scenario è cambiato. L’Europa rischia la recessione e occorre mettere più risorse nell’economia per aiutare la crescita».
In che modo lei lo cambierebbe?
«Nessuno può chiedere alla Banca centrale europea di abbassare i tassi e cambiarne lo statuto, come chiede Giorgio La Malfa, è complicato. Bisogna usare le risorse della politica. D’altra parte, politica è la golden rule, politico il “close to zero”, cioè la tendenza al pareggio del deficit. Chi ha detto che deve proprio essere lo 0,5%?».
Ma l’Italia ha un debito pubblico gigantesco. Non rischia di diventare un caso?
«Certo. Ma, ad esempio, nel calcolo del rapporto debito/Pil il debito potrebbe essere iscritto al netto degli asset pubblici rivalutati. Ricordo che una proposta dei genere è stata fatta da Franco Modigliani e da Fiorella Kostoris, non da Giulio Tremonti».
Quindi ha ragione il governo a ipotizzare un allentamento dei parametri?
«Non è questo il punto. Una sinistra di governo deve ragionare come se fosse al governo. Non ha nulla a che fare col giudizio di come Berlusconi sta affrontando questa congiuntura».
agosto 13, 2002