Sul Bingo è polemica. In vista della gara in cui verranno selezionate le 420 sale, sono sorte società che offrono i loro servizi a chi risulterà vincente e otterrà la concessione. Alcune di tali imprese sono contigue ai Ds. Accusato di promuovere una di esse, il responsabile Ds torinese per gli enti locali è stato invitato alle dimissioni; di qui una polemica, a sedare la quale è intervenuto pure Pietro Folena, coordinatore al Nord dei Ds.
lo sono intervenuto in difesa della libertà di impresa. Non c’è nessuno scandalo, ho scritto, nel fatto che aziende formate da persone vicine ai Ds vogliano far valere le proprie competenze; anzi, più la cosa avviene alla luce del sole, più se ne parla, tanto più saremo protetti contro turbative del meccanismo imparziale della gara. Del resto anche il Tar del Lazio, la settimana scorsa, si è pronunciato a favore di questo principio di pubblicità e trasparenza della gara. Semmai c’è da notare un cambiamento rispetto ad altre gare nel campo delle scommesse, che sono attività molto liquide e quindi ad alto rischio, dove in passato la mancanza di trasparenza e concorrenza ha indotto a scelte compiute con qualche disattenzione di troppo.
Analogo ragionamento per il gioco d’azzardo: da quando Biagio Pascal ne calcolò con esattezza le probabilità si sa che le scommesse contro il banco sono perse: è noto che l’analisi dei «ritardi», su cui prosperano le pubblicazioni sul Lotto, è totalmente irrazionale. Ma. ha ritenuto il Parlamento, meglio lasciare che queste irrazionalità si consumino alla luce del sole (e del fisco) piuttosto che in bische, alimentando traffici clandestini.
Non tutti, a sinistra, la pensano così: vorrebbero invece che la sinistra si opponesse all’azzardo del gioco e stesse lontana dal rischio di impresa. Così nella sezione Ds di Torino-centro hanno equivocato la frase con cui chiudevo l’articolo. «II capitalismo è quel sistema che separa il danaro dai cretini» avevo scritto. Loro hanno voluto identificare nei «cretini» non, come è evidente, coloro che del denaro non sanno fare il giusto uso né per sé né per la società, ma i meno abbienti: non ti voteremo più, mi hanno detto sui giornali. Quando, fin dalla mia prima campagna elettorale nel 1994, dicevo chiaramente quali sono le mie idee, che si trattasse di liberalizzazioni o di pensioni, mi hanno sempre votato. Perché è diverso proprio quando ho preso le difese della sinistra? Basta il genius loci. la somma di perbenismo sabaudo. azionismo piemontese, cultura operaista. a spiegare se lo psicodramma del »Bingo di sinistra» è esploso a Torino?
lo credo che sotto sotto ci sia anche dell’altro: in quegli stessi giorni infatti la maggioranza approvava in Senato una legge sul conflitto di interessi che si limita a «cancellare» la blanda legge approvata dalla Camera, rinunciando a risolvere il problema. Chi imbocca la strada di negare che il vizio del gioco diventi la virtù delle entrate fiscali. di diffidare del gioco degli interessi trasparenti e confliggenti, finisce per esigere che anche sul tema del conflitto di interessi «par excellence» si prendano soluzioni radicali, l’incompatibilità o l’ineleggibilità. La logica è la stessa. Sotto quel gioco, c’è qualcosa di ben più serio: e questo non riguarda solo Torino. Né solo la sinistra.
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marzo 8, 2001