La rivoluzione nei servizi offerti dalla pubblica amministrazione: questo dovrebbe essere il tema centrale del programma politico dell’opposizione, così come lo è nell’America di Clinton nelle laburiste Australia e Nuova Zelanda, nella patria della socialdemocrazia, la Svezia. Anche dall’iniziativa che l’opposizione saprà prendere, dalla qualità delle risposte che saprà dare dipenderà se essa potrà risultare vincente al prossimo confronto elettorale, o se conoscerà la sorte del laburismo inglese, alla sua quarta sconfitta consecutiva.
L’idea alla base delle socialdemocrazie è stata l’intervento dell’amministrazione centrale nell’ovviare alle manchevolezze dell’economia capitalista. In molti settori, il diritto, l’ordine pubblico, la difesa, la protezione dell’ambiente, la regolazione dei mercati e della concorrenza, l’intervento dello Stato appare sempre più necessario ed insostituibile. In altri settori, la scuola, la salute, la sicurezza sociale, la casa, l’intervento dello Stato ha consentito di estendere a tutti l’accesso ad una serie di diritti fondamentali.
Adesso si tratta di rendersi conto dei mutamenti intervenuti: nella società, a seguito dell’aumentato tenore di vita medio; nel mercato, che è diventato l’esperanto del mondo; all’interno stesso delle organizzazioni industriali, nei metodi di gestione che hanno conosciuto la rivoluzione informatica e la rivoluzione della qualità. 11 consumatore oggi si è abituato a poter acquistare beni di maggiore valore intrinseco, a potere scegliere, ad avere diritto alla qualità di ciò che acquista: e il cittadino pretende le stesse cose per i servizi forniti alla collettività. li problema si è spostato dal diritto di avete certi servizi, alla qualità dei servizi forniti.
La privatizzazione dei servizi pubblici, di cui confusamente si è molto parlato in campagna elettorale, può non fornire una risposta adeguata a questa esigenza, anzi presenta molti pericoli ed inconvenienti. Se troppi utenti lasciano il servizio sanitario nazionale in cambia di un’assicurazione privata, il servizio pubblico finirà per fornire un servizio di seconda classe ai cittadini che non se ne possono permettere uno migliore, senza per questo costare di meno.
Se i corsi di riqualificazione dei dipendenti sono lasciati alle singole aziende, queste tenderanno a fare il minimo possibile, nel timore che i lavoratori riqualificati vengano assunti da imprese concorrenti.. In assenza di elementi di giudizio imparziale, i genitori che debbano scegliere la scuola per i loro figli devono sopportare il costo di acquisire informazioni ed il rischio che queste siano inaccurate (quelli che gli economisti chiamano i costi di transazione).
C’è la possibilità che si formino, correttamente o meno, situazioni di monopolio, a danno degli utenti. La concorrenza può portare alla incapacità di fornitori di far fronte ai loro impegni, recando pregiudizio ai loro utenti senza loro colpa; né allo Stato può essere accollato solo l’onere di essere il fornitore di ultima istanza.
C’è dunque uno spazio grandissimo aperto per un progetto che assicuri a tutti uguali diritti di accesso, che scoraggi la scelta di servizi alternativi che minerebbero la coesione sociale, che estenda a coloro che non possono permettersi un servizio privato la stessa ampiezza di scelta nei servizi essenziali, che fornisca le informazioni per poter scegliete, che controlli gli standard di servizio.
Perché una sinistra moderna colga l’occasione di riempire questo spazio progettuale, è necessario però che essa aderisca senza riserve a tre assunti fondamentali: che il settore dei servizi pubblici non è fine a se stesso, ma si giustifica per le necessità che il mercato da solo non riesce a soddisfare che i meccanismi concorrenziali sono la chiave per ottenere efficienza ed efficacia, nel settore pubblico come in quello privato che lo Stato serve per offrire un maggiore ventaglio di scelte ai cittadini, non per scegliere al posto loro.
Prima di tutto bisognerà decidere in quali settori si giustifica un intervento dello Stato. Lo Stato deve essere visto come quello che, con i soldi dei contribuenti, acquista beni e servizi dal settore pubblico come da quello privato in concorrenza tra loro, offrendo agli utenti la possibilità di scegliere e garantendo la qualità del prodotto offerto.
Una volta imboccata questa strada, sarà necessario che ai dirigenti dei servizi pubblici vengano dati (o richiesti?) gli stessi strumenti manageriali che hanno i dirigenti privati: processi decisionali decentrati, obiettivi e budget, la possibilità di dimensionale le proprie strutture alle risposte del mercato, compresa quella di acquistare servizi all’esterno ove più conveniente. Naturalmente questo obbligherà a rivedere completamente il rapporto con le organizzazioni sindacali: chi acquista vuole avere il massimo in cambio di quanto spende, e normalmente poco si cura delle relazioni industriali praticate dal fornitore. Alla fine questo approccio risulterà nel vantaggio stesso dei dipendenti pubblici: la ribellione contro una pressione fiscale necessaria per mantenere in vita servizi pubblici di qualità insoddisfacente potrebbe diventare irresistibile.
La frontiera dello Stato sociale si è spostata, dal fornire a tutti un servizio minimo, a quella di fornire a tutti le possibilità di scelta oggi disponibili solo alle classi più abbienti: non era in fondo questo l’obiettivo che si proponevano le socialdemocrazie fin dal loro sorgere?
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luglio 1, 1994