Compagnia di bandiera, addio

maggio 7, 2004


Pubblicato In: Giornali, Panorama

Meglio chiudere un’impresa che distrugge la ricchezza di tutti

Assistendo alle ultime tappe dell’agonia di Alitalia, ripensavo a una singolare “teoria generale del trasporto aereo” che udii esporre da Giulio Tremonti in margine a un convegno, e che egli ripropose, mi vien riferito, in un paio di altre circostanze. Non è così importante, questo più o meno il ragionamento del Ministro dell’Economia, che una compagnia aerea sia in utile: gli aerei sono come gli ski lift, che pèrdono, ma che fanno guadagnare alberghi e ristoranti.

Che Ski Pass Dolomiti o Via Lattea pèrdano, è tutto da verificare; e non risulta che chi compera un biglietto giornaliero e si porta il pranzo al sacco venga fermato a valle da minacciosi esercenti che esigono un indennizzo. Ma soprattutto decisa la stazione di sci, hai scelto anche le funivie; invece, deciso per l’Italia, hai almeno una dozzina di compagnie che ti ci portano, e che certo non pèrdono tutte soldi perché i nostri alberghi guadagnino.
Non inventa invece teorie generali, l’ing. Pietro Lunardi, “Una nazione che lavora nel turismo, ha detto martedì 4 a La Stampa, e ha 60 milioni di italiani nel mondo deve avere una compagnia di bandiera”. Proprio così: “deve”. Deve? Vediamo un po’. Per chi ha già deciso di venire in Italia, e dispone di una vasta scelta di vettori, che ci sia o non ci sia una compagnia di bandiera non cambia nulla. Per chi invece non ha ancora deciso la meta delle sue vacanze, chiediamoci: la presenza di Alitalia lo incoraggia a scegliere l’Italia? Sì, se offre un miglior servizio, se vanta una maggiore affidabilità, e se costa meno. E quanto ai nostri connazionali: di quale Alitalia sarebbero fieri? Di una che offre un miglior servizio ecc. ecc. Cioè quello che turisti scelgono e connazionali vogliono, è una buona compagnia aerea, non una compagnia di bandiera. Folgorante scoperta!
Questa della sinergia, del “perdo da un parte ma mi rifaccio dall’altra”, è una delle bufale che fanno ricchi i consulenti e distruggono le aziende. Se l’Alitalia andasse bene, non graverebbe sui conti pubblici, porterebbe turisti e renderebbe orgogliosi gli italiani per il mondo; se non va bene, non c’è montagna di danaro alta abbastanza per tener su la bandiera.
Nella distruzione di Alitalia hanno certo colpa tutti i sindacati, quasi tutti gli amministratori, tutti i governi, gli inventori di Malpensa e i difensori di Linate, di striscio perfino Bruxelles. Ma non sono i soli: c’è anche chi stupisce con teorie a sensazione, e chi rassicura con apparenti ovvietà. Mancano entrambi al dovere di ricordare che un’impresa incapace di guadagnare distrugge ricchezza di tutti, ed è meglio che chiuda.

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