Perché l’Unicredito ha deciso di sferrare l’attacco al cuore delle Generali
Perché Unicredito è disposta a spendere una montagna di denaro (con i suoi alleati) nelle Assicurazioni Generali?
Sono disponibili 5 spiegazioni. Le prime 4 non convincenti.
1. Per salvare Generali da una scalata francese. Ma non risulta che nessun gruppo assicurativo stia accumulando munizioni: oltretutto il Leone di Trieste è molto più caro, fatte le proporzioni, dei suoi concorrenti. Il finanziere Vincent Bolloré ha preso una consistente posizione, ma in Mediobanca, non in Generali, e solo a battaglia iniziata. E poi, dato che Profumo non pare il tipo che lavora gratis per il tricolore, che cosa ci guadagna per il servizio reso?
2. Per gestirla meglio, sottraendola all’influenza di Mediobanca, che impone cambi di management e usa Generali per puntellare i propri giochi di potere. Ma non ci sono esempi di gruppi bancario-assicurativi di chiaro successo, e ci sono ragioni strutturali per cui é più conveniente che siano le assicurazioni a possedere le banche e non viceversa.
3. Perché Mediobanca capisca che deve smettere di fare concorrenza ai suoi azionisti bancari nel merchant banking. L’Unicredito ha una partecipazione dell’8% che vale 0,5 miliardi di euro; la Capitalia poco di più. Le due banche non gioiscono quando la loro partecipata gli soffia sotto il naso affari lucrosi. Ma gli altri azionisti di Mediobanca, che hanno investito in una merchant bank, avrebbero tutte le ragioni per lamentarsi se accadesse il contrario: e hanno la maggioranza.
4. Per chiudere con l’era della finanza medievale: partecipazioni incrociate, scatole cinesi, azioni che si pesano e non si contano, salvataggi fatti pagare alle banche incaute nel concedere finanziamenti. Da decenni si ripetono queste accuse, tollerate per il genio di Cuccia, non per il geniaccio di Maranghi. Ma ancor oggi nessuno, neppure tra i detrattori, riesce a suggerire altri sistemi per dare, ai nostri maggiori gruppi industriali, stabilità di assetto proprietario. Quella di Unicredito poggia sulle fondazioni ex bancarie, non proprio un istituto da finanza anglosassone.
5. Per la liquidità potenziale di Mediobanca: compreso il valore delle azioni quotate al prezzo di mercato, cioè senza premio per il controllo, circa 10 miliardi di euro; più altri 10 che potrebbero emergere facendone il break up. Nelle 4 principali banche, tra il 1999 e il 2002, i “grandi rischi”, cioè i crediti verso singoli clienti di importo superiore al 10 per cento del patrimonio di vigilanza, si sono accresciuti a ritmo più che doppio del totale dei crediti verso la clientela; la stagnazione economica aumenta i crediti in sofferenza, e riduce le opportunità di impiego, il downgrading del rating di alcuni clienti potrebbe ripercuotersi sul loro stesso rating. La liquidità potrebbe far comodo alle banche.
“C’è Capitalia, la cui condizione di salute è da definire, con generosità, molto pesante”, Per questo giudizio, il presidente della commissione Finanze della Camera, Giorgio La Malfa, é stato querelato dalla Capitalia, insieme al Sole 24 Ore che l’ha pubblicato.
Io non aggiungo verbo: sono altri, attinenti alla lotta politica, i problemi che vorrei creare al proprietario del mio editore.
marzo 14, 2003