Chi fermerà l’orologio del debito?

novembre 2, 2010


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair


da Peccati Capitali

Un conto è saperlo, un conto è vederlo. Che noi abbiamo un imponente debito pubblico, lo sanno tutti: ma vederlo aumentare con i propri occhi, secondo dopo secondo, fa impressione. Andate sul sito www.brunoleoni.it e…tenetevi forte: su un contatore digitale c’è un numero tanto lungo che si fa fatica a leggerlo, con le ultime cifre che si aggiornano in continuazione: 2.735 € al secondo, 164.112 al minuto, 10 milioni all’ora, 236 milioni al giorno. Inesorabile, inarrestabile.

Un contatore del debito è dal 1989 in Times Square a New York; uno da due mesi a Varsavia; un “debt clock” è pubblicato dall’Economist.

Siamo più abituati a ragionare in termini di rapporto debito PIL: non solo perché 118% è un numero più maneggevole del lunare 1850 miliardi, ma anche perché la crescita è la sola strada atta a riportare il debito a proporzioni meno pericolose per la stabilità, vincolanti per la politica, pesanti per l’economia..

Ma conta anche il valore assoluto del debito, e l’orologio del Bruno Leoni a ogni scatto richiama alla necessità di frenarne l’angoscioso aumentare. Serve privatizzare, la strada è ancora lunga ma a un certo punto finisce; sono serviti i tagli lineari di Tremonti, ma molti ministeri le spese le hanno solo rinviate. Per fermare l’orologio, bisogna levare allo stato compiti e funzioni, e restituirli al mercato: come vogliono fare Cameron in Inghilterra, e Brunetta da noi. Siccome i privati di solito li svolgono in modo più efficiente, per questa via si riduce il debito e si favorisce la crescita.

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