da Peccati Capitali
Un conto è saperlo, un conto è vederlo. Che noi abbiamo un imponente debito pubblico, lo sanno tutti: ma vederlo aumentare con i propri occhi, secondo dopo secondo, fa impressione. Andate sul sito www.brunoleoni.it e…tenetevi forte: su un contatore digitale c’è un numero tanto lungo che si fa fatica a leggerlo, con le ultime cifre che si aggiornano in continuazione: 2.735 € al secondo, 164.112 al minuto, 10 milioni all’ora, 236 milioni al giorno. Inesorabile, inarrestabile.
Un contatore del debito è dal 1989 in Times Square a New York; uno da due mesi a Varsavia; un “debt clock” è pubblicato dall’Economist.
Siamo più abituati a ragionare in termini di rapporto debito PIL: non solo perché 118% è un numero più maneggevole del lunare 1850 miliardi, ma anche perché la crescita è la sola strada atta a riportare il debito a proporzioni meno pericolose per la stabilità, vincolanti per la politica, pesanti per l’economia..
Ma conta anche il valore assoluto del debito, e l’orologio del Bruno Leoni a ogni scatto richiama alla necessità di frenarne l’angoscioso aumentare. Serve privatizzare, la strada è ancora lunga ma a un certo punto finisce; sono serviti i tagli lineari di Tremonti, ma molti ministeri le spese le hanno solo rinviate. Per fermare l’orologio, bisogna levare allo stato compiti e funzioni, e restituirli al mercato: come vogliono fare Cameron in Inghilterra, e Brunetta da noi. Siccome i privati di solito li svolgono in modo più efficiente, per questa via si riduce il debito e si favorisce la crescita.
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Il “Debt Clock” dell’IBL
Chicago Blog, 05 novembre 2010
Luca Bianchi
14 annoe fa
Gentile Debenedetti,
sono un assiduo lettore del Vanity Fair, che ogni tanto scrive realmente come stanno le cose (es: gli articoli di Pino Corrias). Bravissimo.
Nell’articolo “chi fermerà l’orologio del debito pubblico?” è impressionante la visione dell’orologio con numeri che per me non sono miliardi ma “infiniti”
Complimenti!
La “crescita e la privatizzazione” sono le altre due parole chiave dell’articolo.
Ancora complimenti!
Ma se un lettore le chiedesse da cosa è generato il debito pubblico, chi lo ha generato, chi presta soldi a chi, lei saprebbe rispondere verò?
E se le chiedessero ancora quanto costa alla Banca d’Italia (con Intesa San Paolo maggior azionista) stampare i soldi? lei saprebbe rispondere vero?
La società Autostrade Spa è, a mio parere, è l’esempio più scandaloso di infrastruttura pubbilica venduta ad un privato (Benetton) il quale attaverso un OPA la compra, fino ad aumentare le tariffe del 200%(la Como-Chiasso) per ripagarsi immediatamente il capitale investito. Questa è privatizzazione? Lei, ancora, cosa risponderebbe?
E’ prorpio questo tipo di privatizzazione il modo giusto per CRESCERE??
Perchè non si scrive che Kennedy con l’emendamento 11110 aveva provato a far emettere i soldi al ministero del tesoro americano ed abbiamo visto che fine ha fatto?
L’emendamento è ancora in vigore. Viene semplicemente IGNORATO.
Perchè una volta tanto non si scrive la verità? Siete persone a cui viene data la possibilità di essere visibili. Perchè non dite la VERITA’?
Non sarebbe invece necessario dire a tutti che bisognerebbe ridimensionarsi, perchè abbiamo economicamente fatto tutti il passo più lungo della gamba?
A partire dagli americani.
Cordialmente.
Luca Bianchi
mincuo
14 annoe fa
Chi lo fermerà il debito pubblico? Ma è facile! Suo fratello. Dunque si fa un governo tecnico, o di “rigore”, o di “solidarietà” o di “responsabilità”. Al nome ci pensa l’amico Serra. Purtroppo non abbiamo in pista l’amico Ciampi come nel 94 e non si può nemmeno buttare 48 miliardi di dollari prima di svalutare per regalare meglio mezza industria di Stato, ma pazienza. C’è sempre l’amico Draghi, e speriamo stia bene anche l’amico Amato. Dopo si annullano gli accordi sul gas, e poi si svende Finmeccanica agli amici. Infine il rilancio. Potremmo fare un bel fotovoltaico per tutti, chissà come mai mi viene quest’idea. Dice che così non si ridurrà il debito? E chissenefrega, basta togliere il contatore, e intanto fare qualche processo di piazza.