→ luglio 30, 1994
Intervista di Mario Rodriguez
Allora, senatore debenedetti, come sono stati questi primi 100 giorni da parlamentare all’opposizione?
Nonostante il clima di forte scontro politico che c’è stato e tutt’ora c’è nel Paese, prima ancora che nel Parlamento, vorrei partire da una considerazione un po’ sfumata. Guardi, anche se il voto ha diviso gli italiani ritengo che ci sia qualcosa che li unisce indipendentemente dal voto. Ritengo che la maggioranza dell’elettorato italiano condivida un progetto di risanamento del Paese.
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→ luglio 1, 1994

Sul piano politico ho avuto un ruolo attivo nel promuovere la costituzione del gruppo parlamentare “Sinistra Democratica”. Ciò è stato utile per qualificare la nostra posizione di parlamentari di opposizione in modo più chiaro di quanto sarebbe stato possibile mantenendo la collocazione nel gruppo misto. La cosa ha avuto anche una favorevole ricaduta nella composizione e nelle presidenze delle Commissioni. Sul piano dei lavori parlamentari ho presentato un’interrogazione sui processi di privatizzazione di Enel e Stet. Le privatizzazioni devono essere l’occasione per liberalizzare i mercati, eliminando posizioni di monopolio e promuovendo la concorrenza.
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→ luglio 1, 1994

La rivoluzione nei servizi offerti dalla pubblica amministrazione: questo dovrebbe essere il tema centrale del programma politico dell’opposizione, così come lo è nell’America di Clinton nelle laburiste Australia e Nuova Zelanda, nella patria della socialdemocrazia, la Svezia. Anche dall’iniziativa che l’opposizione saprà prendere, dalla qualità delle risposte che saprà dare dipenderà se essa potrà risultare vincente al prossimo confronto elettorale, o se conoscerà la sorte del laburismo inglese, alla sua quarta sconfitta consecutiva.
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→ giugno 22, 1994

E’ noto da tempo che le preferenze politiche non si dispongono lungo una linea, ma che occupano uno spazio che contiene anche altre direttrici: con qualche rozzezza semplificatoria possiamo immaginare un asse innovazione-conservazione in tradizionale destra-sinistra. La prima polarità è dotata oggi di un potenziale di attrazione assai maggiore dell’altra. Le forze progressiste apparivano ancora a dicembre ’93 posizionate sull’asse dell’innovazione: è successo che con la famosa ‘discesa in campo’ di Berlusconi, in pochi mesi il cosiddetto polo delle libertà è riuscito a occupare prepotentemente il quadrante dello spazio delle preferenze politiche. Questa, e non l’alleanza con Rifondazione, è la vera causa della sconfitta elettorale dei progressisti.
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→ giugno 1, 1994

I temi su cui la maggioranza ha vinto le elezioni (introdurre nel paese la mentalità di mercato, liberare le forze produttive, ammodernare il mercato finanziario) non sono esclusività della destra, ma sono condivisi da gran parte del Paese, sono di grande interesse anche per l’opposizione, almeno per una sua parte. Si rilevano però numerose contraddizioni interne. Questo governo ci è costato in Europa una perdita di credibilità. I nostri alleati temono i germi del fascismo (senza prefisso) e del razzismo. Della fiducia espressa con il voto, la maggioranza sembra voler fare un uso estensivo, pretendendo di godere di un avallo a priori su ogni questione.
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→ giugno 1, 1994

Con sempre maggiore frequenza, la formazione di un governo ombra viene proposta sia come generico ricostituente per l’astenia e la sindrome depressiva della sinistra, sia come specifico rimedio polivalente: per dotarla di una cultura di opposizione, per far nascere un nuovo soggetto politico, per fare emergere una nuova leadership. Governo ombra nella accezione classica derivata dal mondo politico inglese, è tale perché segue come un’ombra i passi del governo vero, tallonandolo con controproposte in ogni sua mossa. Alla parola governo si associa l’idea di una struttura organizzata, stabile, visibile: dar vita a un governo ombra è quindi cosa diversa dall’individuare specializzazioni e competenze su argomenti specifici, quali già si formano nei lavori delle commissioni parlamentari.
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