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→  aprile 29, 1999


Caro lettore, per il Quirinale io sono un elettore. E a conti fatti non è il caso di invidiarmi. Mi sono rifiutato a tutte le iniziative volte a sostenere candidati.
Un conto è che chi ambisce alla più alta carica della Repubblica renda nota la sua disponibilità, rendendo il confronto più trasparente ai cittadini. Sarebbe auspicabile, anche se con ogni
probabilità non avverrà: finché le regole sono queste, candidarsi significa «bruciarsi».
Altro conto è che i cittadini promuovano iniziative per sostenere questo o quel nome, «segnalandolo» dall’esterno ai grandi elettori.
Tutt’altro conto è che a farlo siano i parlamentari e i delegati regionali. Personalmente credo di dover conservare la libertà di usare del diritto che gli elettori mi hanno conferito a seconda di come si svolgerà il processo di votazione.

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→  gennaio 7, 1999


In Italia molti hanno accusato il governatore Fazio di essere alla testa del partito euro-scettico. In Germania, nel corso di tutta la campagna elettorale Schröder si è conquistato sul campo il titolo di eurofobo. Perché Kohl era troppo eurofilo, si diceva, anzi perché era il padre della moneta unica come condizione per­ché la riunificazione tedesca non inquietasse i partner europei. Ora che Schröder siede alla cancelleria te­desca è più che legittimo, oltre che curioso, fare un paragone a distanza tra la sua Germania e l’Italia in nome della quale ammoniva il governatore. Chi è il vero eurofobo? Uno solo, nessuno o tutti e due?

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→  dicembre 17, 1998


Torino è la sede dell’unica grande industria rimasta nel nostro Paese. Può sembrare paradossale, invece partire da questa considerazione non lo è affatto. In Italia c’è una grande industria di servizi, Telecom, ci sono grandi banche e assicurazioni, c’è una grande industria nel settore petrolifero, l’Eni, ma se intendiamo industria nella sua accezione originaria di impresa manifatturiera, alla fine del nostro secolo – e al compimento dei suoi cent’anni, l’anno prossimo – resta solo la Fiat e Torino ha il privilegio di essere la sede di questa singolarità.

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→  novembre 1, 1998


Il cortile di palazzo Paesana di Torino è il protagonista di un breve episodio di “Così ridevano”, il film di Gianni Amelio premiato con il Leone d’Oro a Venezia. Un pugliese appena sceso dal treno del Sud vaga per la città alla ricerca dei parenti, la moglie un passo indietro, un figlio per mano e uno in braccio: «qui deve abitare il padrone di Torino, esclama ingenuo ed estatico. Nel bel palazzo di Gian Giacomo Plantery giunge per caso, le indicazioni per orientarsi nella città sono indecifrabili. Il cortile è vuoto, Torino si offre passivamente, ha sistemato la sua storia sotto un lindo restauro: ma nel palazzo non abita nessuno.

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→  ottobre 29, 1998


Processato in contumacia a Pinocchio la scorsa settimana, quando questo numero di Liberal andrà in edicola, Rossignolo conoscerà la sentenza: o sarà rimosso o gli sarà affiancato un amministratore delegato “ molto capace” e provvisto di deleghe per dimostrarlo?
A cavalcare la crisi prodotta dalla “gaffe” della fuga di notizie e dalla conseguente caduta delle quotazioni si sono messi in tanti, non tutti disinteressati: c’è chi agita i piccoli azionisti e spera di farsi così un posto nel consiglio di amministrazione, chi protegge i privilegi acquisiti negli anni del monopolio, chi ce l’ha coi poteri forti a cui Telecom sarebbe stata “regalata”.

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→  agosto 6, 1998


Le proteste di piazza dei disoccupati aggiungono un elemento nuovo alle polemiche interne alla maggioranza. Non più solo le fiducie limitate di Bertinotti, le fiammate dei giustizialisti, l’eterna disputa tra Ulivo e partiti: ora il malessere sembra aver contagiato anche il sindacato.
Le polemiche ormai aperte tra Cisl e Cgil costituiscono il presupposto per mettere in crisi anche la concertazione. E questa è la pietra angolare su cui Ciampi ha costruito la sua politica, la forza distintiva rispetto a precedenti governi, un modello originale che si è dichiarato di voler esportare in altri meno avveduti Paesi.

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