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Archivio della categoria »Varie« Segui questo argomento

→  gennaio 16, 2025

Con Furio Colombo, mancato il 14 Gennaio, eravamo diventati molto amici quando prima delle elezioni del 1996 l’avevo tempestato di richieste perché tornasse in Italia e si candidasse alle elezioni.

Cosa che fece con successo.

È primo firmatario (e io di seguito) della proposta di legge che nel 2000 istituì il 27 Gennaio come Giorno della Memoria.

→  giugno 18, 2024

Giusti son due, e non si sono intesi;
superbia, invidia e avarizia sono
le tre faville c’hanno i cuori accesi.

Calenda ed il Matteo che fuor si degni
Tonio Tajan’, Bobo Giachetti e ‘l Magi
e li altri ch’a ben far puoser li ’ngegni.

→  dicembre 28, 2023

La correlazione che istituisco tra i due fatti, femminicidioo e suicidio, dato che chi uccide conosce la pena in carcere che lo aspetta, probabilmente fino alla morte, è stata negata da Daniela Amenta: “gli autori di femminicidio” afferma “escono dal carcere in media dopo 10 anni. I dati sono agghiaccianti. Con la riforma Cartabia gli assassini delle donne possono avere la pena ridotta. Poi ci sono i casi di domiciliari per malattia o problemi psichiatrici, fino a eclatanti errori giudiziari.”
Le sue affermazioni sono radicalmente negate da Luigi Manconi, sottosegretario con Prodi, senatore dal 1994 al 2001, “le pene sostitutive” scrive “non riguardano né gli omicidi volontari, né quelli preterintenzionali, che sono puniti nel minimo con 10, 21, 24 anni (nel caso di omicidio della compagna) e fino all’ergastolo nei casi aggravati (per esempio in casi in cui vi sia anche violenza sessuale). Nella pratica, i condannati a pena temporanea non accedono alla detenzione domiciliare o all’affidamento in prova prima di essere arrivati a uno-due anni dal fine pena. Il che significa che, nei casi dei femminicidi, condannati a pena tra i 21 anni e l’ergastolo, è improbabile (mai visto un caso contrario) che possano accedere ai permessi prima di almeno quindici anni di carcere e a un’alternativa alla detenzione prima di averne scontati venti.”

Le riporto integralmente entrambe.

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→  maggio 25, 2023

1. Titolo del Corriere Economia

I nuovi Musk o Zuckerberg? Difficile trovarli in aula. La provocazione di Michael Gibson: l’innovazione spesso è scollegata dal merito scolastico. Servono menti originali, multiformi e versatili, qualità che non si insegnano

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→  maggio 17, 2023


Se si parla di innovazione non si può che partire dalla scuola. Perché, uscendo da lì, i ragazzi entreranno in un mondo retto dalla concorrenza, dove beni e servizi vengono confrontati e scelti per il loro valore relativo: studenti più preparati e più abituati a una sana competizione saranno anche adulti più in grado di cogliere le opportunità e di provare a innovare anche loro, contribuendo alla crescita per tutti. E’ esattamente il contrario di quello che fa oggi la nostra scuola: che non vuole giudicare e non vuole essere giudicata.

→  gennaio 17, 2023


di Michele Masneri

Contro il logorio della città industriale negli anni Sessanta nasceva il design notturno e pop di Strum e Studio 65. Tutto parte dal Piper

Nei fatali Sessanta, mentre a Milano si muovevano i soliti dioscuri del design, da Magistretti a Castiglioni a tutti gli altri, a Firenze nasceva il design radicale, a Roma nel design non è mai successo niente, a Torino succedeva qualcosa di eccezionale. Come a Firenze, la molla fu la noia. Nel ’64 Un articolo su Casabella intitolato “Torino. Monopolio e depressione culturale ” a firma di Riccardo Rosso, sconosciuto studente di Architettura ma futuro socio di Pietro Derossi (allievo di Mollino) e del costituendo gruppo Strum, che stava per “architettura strumentale” e aveva come obiettivo principale quello di utilizzare l’architettura come uno strumento di partecipazione alle lotte sociali e politiche, rompe il grigiore esistenzial-architettonico.

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