→ maggio 5, 2017
The Euro and the Battle of Ideas
Brummermeier Markus K., James Harold, Landau Lean-Pierre
Princeton University Press, 2016
440 pagg
Idee e interessi.
“Non le idee, ma gli interessi materiali e morali governano direttamente i comportamenti degli uomini. Molto frequentemente però le ‘immagini del mondo’ che le ‘idee’ hanno prodotte hanno determinato, come se avessero azionato uno scambio, lungo quali binari la dinamica degli interessi avrebbe spinto le azioni degli uomini”. In questa famosa analogia di Max Weber, tutto dipende da dove ci si pone: se a valle dello scambio si parlerà di interessi, se a monte delle “immagini del mondo”, e quindi delle idee che le hanno prodotte.
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→ ottobre 2, 2016
Recensione a
Italia si cambia. Identikit della riforma costituzionale,
di Giovanni Guzzetta,
Rubbettino, Soveria Mannelli,
pagg. 206, € 15
«Fin dalla fondazione della Repubblica, il discorso pubblico sulle istituzioni ha avuto la transizione come chiave fondamentale di narrazione. L’Italia è stata sempre interpretata come una Repubblica transitoria, una democrazia incompiuta a cui mancano (ancora?) le condizioni politiche e istituzionali perché il gioco democratico si possa svolgere all’insegna della normalità». Per Giovanni Guzzetta le scelte di politica legislativa costituzionale vanno collocate nel contesto, storico, politico, istituzionale: e chiude con queste riflessioni Italia si cambia, il denso libro scritto per fare l’«identikit della riforma costituzionale» del governo Renzi. Il momento della normalità, annota, è stato sempre stato spostato in avanti dal susseguirsi delle eccezionalità: il fascismo, la liberazione, il più grosso partito comunista del mondo occidentale, il terrorismo, Mani pulite, Berlusconi, le crisi da Lehman in avanti. E poiché l’essenza della politica è prospettare un futuro e disegnare le azioni per realizzarlo, per settant’anni la partita politica si è giocata su queste idee, transitorietà e incompiutezza. Nel nome della transitorietà si sono giustificate sia la provvisorietà delle soluzioni deboli sia la fragilità di quelle decisioniste. Nel nome dell’incompiutezza si sono giustificati sia il ruolo maieutico di élite che proteggessero la democrazia dalle spinte populiste o eversive, sia la teoria della convergenza di forze politiche che evitasse il gioco competitivo tra loro.
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→ marzo 30, 2016
Scegliere i vincitori, salvare i perdenti.
L’insana idea della politica industriale
di Franco Debenedetti
2016, Marsilio
Protezionismo, autarchia, keynesismo, programmazione, strategie, italianità: tutte variazioni su uno stesso tema, l’idea che lo Stato, per governare l’economia, debba intervenire e sappia farlo imboccando le strade giuste.
È la politica industriale: lo Stato si sostituisce al mercato e sceglie i vincitori della gara concorrenziale. Salvo poi, quando l’«insana idea» non ha successo, dover correre ai ripari salvando i perdenti.
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→ luglio 10, 2015
Il libro del neo ministro
“La crisi greca non è un caso speciale, non deriva dall’incapacità di fare riforme strutturali: rappresenta la crisi del progetto neoliberista”. Apre così il “Crogiuolo della Resistenza”, scritto, insieme a Christos Laskos, da Euclide Tsakalokis, il ministro che ha sostituito Varoufakis. Non è un instant book, è del 2012. Non è un pamphlet, è l’analisi di economisti colti ricca di tabelle e grafici, è il programma di marxisti rigorosi convinti dell’inevitabile fine della “sintesi neoliberista” su cui è costruita l’Europa. Mostra come dietro negoziazioni erratiche e comportamenti stravaganti, ci sia, preparata da anni, una strategia economica che va oltre il momento, propositi politici che vanno aldilà della Grecia.
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→ maggio 20, 2015
Presentazione del libro
Popolari addio?
Il futuro dopo l’abolizione del voto capitario.
di Franco Debenedetti e Gianfranco Fabi
2015, Guerini e Associati
20 Maggio 2015 – ore 18.00
Centro Studi Americani e Formiche – Via M. Caetani 31 – Roma
Ne parlano con gli autori:
Michele Arnese – Direttore formiche.net
Lodovico Festa – Giornalista e direttore della collana Si Si No No
Modera:
Paolo Messa
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→ novembre 16, 2014
Recensione di
The end of normal
James Galbraith
Simon & Schuster, pagg. 304
Siamo vissuti nella cultura della crescita: desiderabile, dovuta e perpetua, normale, appunto. Ruolo dei governi è promuoverla, moderando i cicli economici: le recessioni saranno seguite da riprese, l’economia ritornerà al trend di lungo periodo, l’output potenziale. Non era così per gli economisti dell’epoca vittoriana: per loro, scrive James Galbraith, «il fine ultimo non era la crescita economica ma l’investimento o l’accumulazione di capitale».
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