→ febbraio 18, 2005
Le ragioni portate dal centrosinistra contro la riforma non convincono
Con l’allargamento dell’Europa ad Est, si leggeva giorni fa sul Financial Times, saranno maggioranza i Paesi europei che avranno la flat tax, una sola aliquota impositiva: solo i Paesi che hanno combattuto il comunismo resteranno a difendere il principio marxista della progressività delle imposte. Tutte le sinistre dell’Europa continentale hanno un rapporto problematico con il fisco, e l’Italia non è un’eccezione: lo si è visto con la reazione al taglio delle imposte già effettuato da Berlusconi e a quello che ha annunciato per il 2006. Con ragioni che non convincono.
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→ febbraio 11, 2005
Gli «strappi» su Iraq, Craxi e Bush hanno consacrato una linea politica precisa. Ma ora attenti a non disfare la tela di Penelope.
Quanti prevedevano una “sacra rappresentazione” retorica, noiosa, inutile, sono stati smentiti: il congresso su tre punti cruciali ha fatto chiarezza.
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→ gennaio 7, 2005
Non bisogna cambiare il leader, bensì le logiche che governano la coalizione ulivista
A narrare delle convulsioni al vertice del controsinistra c’è addirittura una rubrica di Paolo Franchi sul Corriere della Sera. E’ quindi comprensibile che ci sia chi si domanda se le cose non andrebbero meglio cambiando il leader.
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→ dicembre 2, 2004
Se la maggioranza è in difficoltà, nel centrosinistra non c’è coesione
Gli spettacoli che stanno dando di sé maggioranza e opposizione sono legati tra loro da un rapporto analogo a quello che intercorre tra azione e reazione. E’ perché la maggioranza si sta visibilmente sgretolando, che la minoranza si permette di mostrarsi così poco coesa. E’ perché sulla scena principale si rappresenta lo psicodramma della scommessa di Berlusconi sulle tasse, che dietro le quinte si fan le prove della commedia dei sei (o più?) personaggi in attesa di autore.
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→ novembre 12, 2004
Due fratelli: dalla dritta del padre per non sprecare dentifricio ai 35 anni di lavoro insieme, alle carriere separate. Ma sempre dalla stessa parte della «barricata»
Ricordo che eravamo in maniche di camicia, doveva essere fine estate. Estate del 1944, sul balconcino che dava sulla Pilatusstrasse, a Lucerna, dove eravamo scappati nel novembre di un anno prima. Dopo ripetuti tentativi andati a vuoto, toccò ad un soldato della Armee di essere centrato da un tuo sputo. Era uno sputacchietto infantile, ma il milite non gradì. Snidato il cecchino, ebbe fornita sul campo la dimostrazione di come un padre italiano inculca il rispetto per le Forze Armate della Confederazione nei suoi figli. In entrambi i suoi figli.
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→ novembre 5, 2004
Parlare di «regime» oggi non ha senso
Confesso che non me ne ero accorto: anch’io, insieme a metà degli italiani, sono un “resistente”, nel senso storico e nobile del termine, quello del ’43 – ’45, resistente al regime. A rivelarmelo è Furio Colombo che, sull’Unità del 31 Ottobre, ne trae spunto per un “Elogio degli Italiani”. Dato che viviamo in un regime, è il suo ragionamento, se questo, come indicano le ultime elezioni, prende a vacillare, il merito è dei “cittadini italiani che hanno resistito”. Contro il regime, la resistenza: per ora con la r minuscola, poi si vedrà.
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