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→  gennaio 5, 2014


Chi? Chi esce come protagonista nella battaglia del “Chi?”? Chi è Zidane e chi Materazzi?
Come reazione, le dimissioni di Fassina sono poco comprensibili: non si reagisce a chi pensi ti abbia fatto un fallo, colpendo uno, Letta nella fattispecie, che nella vicenda non c’entra nulla. Che le idee di Fassina siano distanti da quelle di Renzi su quasi tutti i temi, uno per tutti il lavoro, lo sanno fin le pietre: se era per questo le dimissioni era un po’ che avrebbe dovuto darle. Il “chi?” non ha aggiunto nulla a cose note.

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→  gennaio 3, 2014


In nessun posto come a Siena si intrecciano da anni interessi diversi e confliggenti. Tenerli distinti avrebbe evitato molti guai

Se rispondesse al vero l’etichetta che mi hanno attaccato di “nemico delle fondazioni”, ragioni per Schadenfreude le recenti vicende di Mps me ne avrebbero fornite a iosa. Se non è così è per un malinteso, meglio, un errore fondamentale, che attraversa tutta la storia del nostro sistema bancario da quando Giuliano Amato creò le fondazioni bancarie. Separare banche da fondazioni comportava separare gli interessi delle banche da quelli delle fondazioni.

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→  gennaio 1, 2014


Chi si ricorda del Betamax Sony? Dove è finito Blockbuster? Sono episodi di una storia che si ripete. La stabilità di una posizione dominante è l’opportunità per un’innovazione che riesca ad aggirarla; chi se ne vede minacciato -allora erano i fornitori di contenuti – usa il proprio potere per soffocarla nella culla; se ci riesce, innovatori e innovazione finiscono nel dimenticatoio; se no, nasce un nuovo modello di business. Alla fine, a guadagnarci, possono essere anche quegli stessi che si sentivano attaccati. Pochi giorni fa un post su Techcrunch* faceva la ricostruzione di questa storia. Vale la pena ripercorrerla.

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→  dicembre 29, 2013

Botta e risposta tra Massimo Mucchetti e Franco Debenedetti sul tema dell’OPA

Caro direttore, Franco Debenedetti insiste a prendersela con il sottoscritto erigendolo a promotore unico della riforma dell’Opa obbligatoria e si compiace che la proposta sia stata respinta. Rattrista doverlo correggere, ma si deve: a beneficio dei lettori. La riforma non è mai stata votata, dunque non può essere stata respinta. Era stata accantonata in un primo tempo perché il governo aveva preso l’impegno di provvedere in tempi brevissimi e poi è stata dichiarata non ammissibile per estraneità di materia quando, di fronte all’inerzia, e dunque alla mancanza di parola del governo, la riforma è stata riproposta sotto forma di emendamento al decreto enti locali: quel capolavoro di decreto che ha fatto la fine che sappiamo.

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→  dicembre 24, 2013


Una delle ragioni della bassa crescita, italiana ed europea, è che troppi lavoratori sono impiegati e troppi capitali investiti nei settori diventati meno dinamici dell’economia. E’ il tema di uno dei dossier preparati per il semestre europeo a presidenza italiana, per essere proposti a Enrico Letta. Spostare capitali e persone in settori trainanti richiede cambiamenti radicali: può non bastare il cambiamento del management, servono culture diverse, può essere necessario l’innesto di outsider, fino al trasferimento del controllo.

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→  dicembre 22, 2013


Recensione a
La fin du rêve Européen
François Heisbourg
ediz. Stock, pagg. 194


Non vuole essere confuso con gli eurofobi di destra e di sinistra. Ha votato sì a tutti i referendum europei. È federalista convinto. François Heisbourg, presidente dell’International Institute for Strategic Studies di Ginevra, lo dice chiaro: Fin du rêve Européen, titolo del suo ultimo libro, non è un auspicio, è una constatazione.

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