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→  settembre 23, 2014


Soldi da un Debenedetti

Al direttore.

Da anni non più imprenditore operativo, ma sempre imprenditore “con altri mezzi”, contribuisco alla vostra iniziativa: in contanti con una matching contribution pari al 10 per cento della somma che raccoglierete nel weekend (con un massimale di 1.000 euro). In natura, con un link al ddl che presentai in Senato nel 1997. Scontata l’accoglienza dei colleghi di partito, ricorderò sempre quella delle Unioni industriali dove andai a presentarlo. Per cui, auguri!

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→  settembre 17, 2014


Corruzione a norma di legge. La lobby delle grandi opere che affonda l’Italia.
di Francesco Giavazzi e Giorgio Barbieri
Rizzoli, 2014
pp. 235


MoSE, Expo e Tav. Tre casi di scuola sulle “poche parole che valgono milioni” analizzate da Giavazzi e Barbieri

Di corruzione si può scrivere con la lente del magistrato, con i modelli dell’economista, con la gioia perversa del moralista. Se ne può scrivere anche con amore e dolore, amore per una delle più straordinarie città del mondo, dolore per gli scempi, morali e fisici, che in suo nome si sono compiuti: Venezia. E’ quello che fanno Francesco Giavazzi e Giorgio Barbieri in “Corruzione a norma di legge”.

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→  settembre 14, 2014


House of Debt
How They (and You) Caused the Great Recession, and How We Can Prevent It From Happening again

by Atif Mian e Amir Sufi
The University of Chicago Press, Chicago and London,
pagg. 220

La Grande Recessione come crisi bancaria: è la spiegazione standard. Che variamente combina eccesso di mutui garantiti dal Governo, cartolarizzazione che riduce il premio al rischio, tassi di interesse troppo bassi, mancato salvataggio della Lehman; e, per i moralisti, avidità dei banchieri e conflitto di interesse delle agenzie di rating.

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→  settembre 4, 2014


Dall’imprevedibilità viene la spinta a innovare, più che dai dirigismi

Per riformare «non basta dire no» – ai no a eliminare l’articolo 18, a ridimensionare l’obbligatorietà dell’azione penale, a privatizzare i servizi dei comuni. Bisogna ottenere il sì di chi chiede interventi che valgano a farci uscire dalla stagnazione. E per il riformatore può perfino essere più facile isolare i no che prospettano i disastri che altrimenti si produrrebbero, che rispondere ai sì, e ottenere i miracolosi risultati che ci si aspetta dall’adozione di certe politiche. Tra queste una delle favorite è la «politica industriale».

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→  agosto 27, 2014


C’è una deriva macro, in Italia e dintorni. (Sarà perché i fattori “macro” non richiedono riforme strutturali?). L’idea che questa sia una crisi da domanda, che a provocarla siano l’austerità e l’idolatria del pareggio di bilancio; che queste abbiano prodotto anche la sopravvalutazione dell’euro, mentre solo la sua svalutazione varrebbe ad annullare lo svantaggio competitivo accumulato; che per far ripartire la crescita basterebbe che la Bce comperasse senza sterilizzarli i debiti emessi superando il 3%; che un taglio secco del debito ci permetterebbe di trovare nei bilanci pubblici le risorse per politiche espansive. In vista di Jackson Hole, interventi in questo senso si erano moltiplicati quasi ad avanzare suggerimenti e anticipare sostegno a quello che i banchieri centrali avrebbero potuto dire. È successo che invece Janet Yellen e Mario Draghi mettessero al centro dei loro interventi un tema tipicamente “micro”, la disoccupazione strutturale: come misurarne l’entità, comprenderne la cause, combatterne gli effetti.

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→  agosto 21, 2014


Caro direttore, Renzi, se vuole, è capace di parlar chiaro. Lo ha dimostrato con le riforme istituzionali (Senato e legge elettorale): erano chiari gli obbiettivi, i tempi, le alleanze politiche, e il metodo, almeno per ora, sembra averlo premiato. Invece quando dice che «in nessun caso noi sforeremo il 3%» nel rapporto tra deficit e prodotto interno lordo (Pil), non riusciamo a capire se questa è una buona o una cattiva notizia. Cioè se significa che ha scelto la strategia di «tagli marginali e qualche aumento nascosto della pressione fiscale» che, secondo Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (Corriere della Sera, 17 agosto), «ci regalerebbe un altro anno di crescita negativa», oppure se vuol dire che questo per lui è solo un traguardo di tappa, e che non ha rinunciato alla «strategia coraggiosa» che gli consigliano.

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