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→  settembre 18, 2015


Oggi, ha scritto Stefano Firpo sul Foglio in “Come evitare che la politica industriale rimanga chiacchiera da bar”, “è possibile disegnare un’azione di politica industriale senza che questo comporti un maggiore intervento dello stato nell’economia”. La “politica industriale” consisteva nello scegliere chi doveva giocare e vincere nella gara competitiva. Il governo era come l’allenatore della squadra di calcio, decideva lui chi giocava e chi no, e, dato che aveva buone relazioni con gli arbitri, chi vinceva e chi perdeva. Solo che in Champions si perdeva secco, e pure ci multavano. Adesso oltretutto avere una squadra è diventato troppo caro: invece che avere una squadra, il governo fa lo sponsor, vorrebbe finanziare un po’ tutti. O magari solo la domenica andare in tribuna a fare il tifo, e per tutta la settimana discutere con gli amici sulle scelte dell’allenatore: al bar.

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→  settembre 18, 2015


Domenica in Grecia, in Ottobre in Portogallo, in Dicembre in Spagna: tre votazioni in Europa in poco più di tre mesi. Quattro, se contiamo le primarie nel Labour inglese. L’attenzione, oltre che ai risultati in sé, è alle nuove formazioni di sinistra estrema, e a come potranno influire sulla classica contrapposizione popolari-socialisti.

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→  settembre 10, 2015


Il 24 Agosto potrebbe essere un giorno importante: si è avuto notizia di un passo avanti molto significativo verso il controllo della fusione nucleare, il processo che darebbe energia in quantità illimitate, a basso costo, senza emissioni di gas nocivi, senza i pericoli degli attuali impianti nucleari, e senza lasciare scorie che restano radioattive per millenni. La stessa energia che alimenta il sole.

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→  settembre 8, 2015


Al direttore.

Perché mai la posizione di Angela Merkel sulla Siria dovrebbe essere una “conversione” rispetto quella che aveva avuto sulla Grecia, metafora di un cambio sia di rotta su una “strada lastricata di buone intenzioni” sia, Dio ne scampi, di confessione religiosa, proprio non lo capisco. Se a dirlo sono quelli che, se neghi gli eurobond sei un sadico strangolatore dell’Europa del sud, e se hai il bilancio in pareggio hai tendenze naziste, non ci sarebbe da spenderci tempo: ma nell’articolo di Giuliano Ferrara quella parolina mi ha colpito. Che sia per contrasto con la soddisfazione di vedere (ancora una volta) tanto autorevolmente espressa la necessità di intervenire là dove divampano gli incendi che fanno fuggire la gente, come avevo azzardato sul Foglio fin dall’inizio di maggio? Neppure a Franco Venturini possono essere attribuiti pregiudiziali antitedesche, ma è esplicito: “Berlino”, scrive, sul Corriere di venerdì, “riconquista la sua credibilità morale messa a dura prova dalla linea intransigente nei confronti del dramma socio-finanziario greco”.

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→  agosto 25, 2015


Fughe lontane di ebrei, fedeltà sabaude. Avvocature, eserciti e visite in Monferrato. La lirica e Torino, le belle calligrafie. Storia di un’educazione non solo sentimentale.

Venivano entrambi da gente che era dovuta fuggire, i miei due nonni. Quello paterno si chiamava Israel, era uno dei quindici figli di nonna Dolcina, la sorella di Isacco Artom. Il diminutivo Lilin doveva portarselo dietro dall’infanzia, se lo trovò lì bell’e pronto per quando il suo nome vero sarebbe suonato un po’ troppo esplicito. Me lo ricordo, il nonno Lilin, quando andavamo a trovarlo ad Asti: non mi piacevano tanto i suoi baffi un po’ umidi quando mi salutava con un bacio.

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→  agosto 21, 2015


Le varie fortune di un modello d’impresa, dal web alle raccomandate.

Google si chiamerà Alphabet. Ha cambiato nome perché ha cambiato struttura, è diventata una holding di aziende, ciascuna con propri capiazienda, identità, missioni. Accanto a Google le altre imprese: dalle medicine per combattere le malattie da invecchiamento ai palloni aerostatici per dare il wi-fi in zone non raggiunte da reti, dall’internet delle cose alle applicazioni di intelligenza artificiale, auto senza guidatore e robot. Alphabet sarà un enorme fondo di investimenti in tecnologie avanzate, come la Berkshire Hathaway di Warren Buffett lo è in prodotti maturi con buon cash flow. Saranno sempre Larry Page e Segey Brin a decidere gli investimenti, solo ci sarà maggiore chiarezza. La Borsa ha valutato Alphabet 25 miliardi di $ più di Google del giorno prima. E’ la bolla di internet? È l’idea che Page e Brin, qualunque cosa facciano, i profitti aumenteranno? Ma c’è chi si chiede, non senza preoccupazione: mica torneremo alle conglomerate?

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