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→  novembre 11, 2015


Per bene che il prodotto sia progettato, il successo dipende dal funzionamento della macchina, cioè la Pa.

Non l’ho studiata, la legge di Stabilità, ma ne ho letto le analisi degli editorialisti, ne ho sentito le sintesi di personaggi che hanno l’indirizzo “@governo.it”, gli uni a rivendicare i fini, gli altri, perlopiù, a criticare i mezzi. La legge infatti è un manifesto politico, che sulla base di qualche punto di decimali – come ha sottolineato Luca Ricolfi sul Sole 24 Ore di domenica scorsa – estrapolati dai dati degli ultimi trimestri, si propone di non alienarsi Bruxelles, di infondere fiducia negli italiani e, soprattutto, di conquistare i consensi che permettano a Renzi di fare le cose che, se le fa giuste, confermeranno le tendenze che si intravvedono. L’Imu-Tasi, le pensioni, i contanti, gli incentivi non sono singolarmente né giusti né sbagliati, conta solo l’effetto che farà il concerto dei vari strumenti: la finanziaria è un documento rivolto all’esterno.

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→  novembre 5, 2015


Che cosa vuole Xavier Niel e perché sta investendo in Telecom? Che abbia scelto di fare un investimento nell’azienda puntando sul suo potenziale di crescita, è del tutto incredibile. Che voglia prendere il controllo a suon di aumento della sua quota azionaria, meno ancora. Che ci sia concerto con Vivendi è da escludere dopo le pubbliche dichiarazioni di entrambe le parti: raccontare storie all’autorità di controllo può costare molto caro. Che chi mette i soldi in un’azienda ha una sua strategia è naturale; e avrebbe interesse a palesarla per trovare alleati, anche se per ora non l’ha fatto. Comunque, se fosse per una qualsiasi di queste ragioni, non ci sarebbe motivo di agitarsi. Se Niel vuole superare Vivendi quale primo azionista, dato che non abbiamo fatto obiezioni quando Vivendi ha arrotondato la partecipazione che le risultava dagli accordi con Telefònica, non c’è ragione che si discrimini tra un francese e un altro. Che la sua strategia possa comportare anche spezzatini, fusioni, vendite, è normale, come pure che queste possano essere giudicate contrarie all’interesse nazionale: se ne parlerà quando si saprà in che consiste. E il giudizio non dipenderà dalla nazionalità del proponente: anche perché non c’è nessuna ragione per cui un italiano faccia sempre l’interesse del paese.

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→  ottobre 31, 2015


Nei riguardi del divieto europeo agli aiuti di Stato noi italiani abbiamo una sorta di debito di riconoscenza. E’ stato infatti grazie all’obbligo di ottemperarvi che abbiamo smontato l’IRI e fatto le grandi privatizzazioni degli anni ‘90. Non possiamo quindi essere sospettati di pregiudizio negativo se il proposito di Margrethe Vestager, commissario europeo alla concorrenza, di considerare come aiuti di Stato gli accordi fiscali di Fiat Chrysler con il Lussemburgo e di Starbucks con i Paesi Bassi, ci ha suscitato qualche sorpresa e molti dubbi.

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→  ottobre 20, 2015


Intervista di Fabrizio Coscia a Franco Debenedetti

Se fossero stati presi ad esempio, in Valsusa non ci sarebbero stati arresti.

«Il problema è capire di che cosa parliamo quando parliamo di “istigazione”. È una questione che si è presentata più volte, anche in questi giorni». Per Franco Debenedetti ingegnere, imprenditore e manager, già parlamentare – il processo a Erri De Luca, conclusosi ieri, apre una questione di principio, prima di tutto, e invita a riflettere sulla linea di confine, molto labile, tra libertà d’espressione e reato d’opinione.

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→  ottobre 17, 2015


Il governo, con decreto legge n.278 del 19 Giugno 2015, ordina agli enti del Servizio Sanitario Nazionale di ottenere dai fornitori riduzioni, di prezzo o di quantità, tali da realizzare un risparmio globale per l’amministrazione del 5% su base annua. Se necessario potranno revocare i contratti in essere “senza alcun onere a carico degli stessi” enti, cioè derogando dall’art. 1671 del codice civile, che prevede l’indennizzo del fornitore in caso di recesso.

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→  ottobre 2, 2015


La sola cosa buona che ha fatto la VW negli ultimi giorni è di avere riconosciuto immediatamente di avere commesso una gigantesca frode, e di avere cambiato il capoazienda. (Strapagandolo? Si vedrà, fossi in lui quei soldi li terrei liquidi). Il problema che ora dovrà affrontare è un danno economico e reputazionale gigantesco, una piramide rovesciata che poggia su un punto: perché fare quella frode? Cos’è che non funziona in quei motori e che ha indotto VW a escogitare quel trucco? Questo è il dato materiale che è alla base del problema della casa di Wolfsburg.

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