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→  febbraio 5, 2016


Tutto è cominciato con il fallimento delle 4 banche: la bocciatura del piano governativo di salvataggio, applicazione per la prima volta, del meccanismo del bail in, vana ricerca di un colpevole su cui scaricare le proteste dei risparmiatori colpiti, primo scontro sulla “Germania a trazione tedesca” alla pre-riunione del Consiglio d’Europa. E’ quello l’innesco del brusco cambiamento di rotta del Governo Renzi nella politica verso l’Europa; da lì hanno origine i due temi del conflitto, uno sugli aiuti di Stato, l’altro sulla flessibilità di bilancio.

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→  gennaio 21, 2016


di Carlo Alberto Carnevale Maffè e Franco Debenedetti

La bad bank da tempo tiene il campo, da qualche giorno occupa le prime pagine dei giornali. Ma non è il solo strumento per affrontare la crisi delle sofferenze bancarie italiane. Qui vogliamo presentare un contributo complementare al dibattito: una soluzione nuova, perché possibile solo dal 1 gennaio 2016, con l’introduzione della Brrd (Direttiva bancaria di rimedi e risoluzione); di mercato, perché non ha bisogno di aiuti di Stato; equa, perché rispetta i diritti degli investitori. Ma che va a toccare la governance, cioè la questione che attraversa il nostro sistema bancario dalla sua privatizzazione: e questo farà discutere.

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→  gennaio 13, 2016


Non solo inutile, anche dannosa sarebbe per l’Italia una moratoria di 12-18 mesi per l’entrata in vigore della Brrd, Direttiva bancaria di recovery e resolution: è invece quella che ripetutamente chiedono Luigi Guiso e Luigi Zingales sul Sole 24 Ore, come ricordato anche su queste colonne. La Brrd prevede che in caso di bail-in venga annullato il valore delle obbligazioni ordinarie (per le azioni e le obbligazioni subordinate è già previsto fin dal 2013) e, se necessario, quota parte dei conti correnti superiori ai 100 mila euro; a questo rischio potenziale corrisponde un maggior tasso di interesse per la raccolta; e siccome le nostre banche hanno emesso molte più obbligazioni di quelle degli altri paesi europei, scrivono i due economisti, deve essere riconosciuto più tempo alle banche che le hanno emesse e alle famiglie che le hanno comperate.

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→  gennaio 8, 2016


«Perché gli investitori retail sottoscrivono titoli che non remunerano il maggior rischio anche quando è riportato nel prospetto informativo?» si chiedeva Consob chiudendo il suo rapporto (n.67 del 2010) sulle obbligazioni bancarie. Perché gli italiani comprano prodotti illiquidi e più rischiosi che rendono 90-100 punti base in meno dei BTP di durata superiore a un anno?

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→  gennaio 8, 2016


Al direttore.

Aver pubblicato un bando per la vendita dell’Ilva, scrive il Foglio del 7 Gennaio, “costituisce l’implicita e definitiva ammissione dello stato italiano di essere incapace di fare l’imprenditore”. Esplicita mi piacerebbe di più, i soldi che ci è costato sono tanti, ma, fosse davvero definitiva, sarebbe da esporre il tricolore.

→  dicembre 27, 2015


Ammontano a 100.000 unità le riduzioni di organico già annunciate dall’inizio del 2015 dalle undici maggiori banche europee e americane, scrive il «Financial Times» (14 Dicembre), ulteriori tagli di alcune migliaia sono previsti da BNP e Barclay’s. È dalla crisi del crisi del 2007 che è iniziato il processo che ha portato le grandi banche d’investimento a tagliare i loro costi tra il 10 e il 20 per cento.

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