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→  aprile 29, 2016


“Un importante precedente” è stata, secondo Mario Monti, la multa di 497 milioni di euro comminata nel 2005 dall’allora Commissario europeo alla concorrenza, a Microsoft: l’accusa era di installare dentro Windows il software Media player, così restringendo lo spazio di mercato ai concorrenti di prodotti per scaricare brani musicali.

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→  aprile 15, 2016


Atlante reggerà sulle sue spalle il mondo? Sulle prime sembrava davvero un gigante la struttura allestita da governo e Banca d’Italia: Cassa depositi e prestiti, fondazioni, grandi banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio, tutti mobilitati per risolvere il problema delle banche in difficoltà, e impedire che un generale clima di sfiducia e l’aggressività di fondi stranieri sortissero effetti indesiderati, ossia che dalle ricapitalizzazioni uscissero assetti proprietari imprevisti o perdite eccessive dallo smobilizzo di crediti in sofferenza. Sembrava che, per aggirare il divieto al classico bail-out da parte dello stato, si fosse organizzata una sorta di salvataggio, più o meno spontaneo, da parte del sistema finanziario nazionale. A dissipare ogni dubbio, alla guida è stato posto un gestore di rinomata esperienza, un liberista educato a Chicago, Alessandro Penati. In ventiquattr’ore tutto si ridimensiona: le spalle di Atlante sono meno potenti, più piccolo il mondo che regge. Per la massima parte (70 per cento dei fondi) servirà a tamponare gli aumenti di capitale in corso, confidando che la sola reputazione dei soci valga a infondere un po’ di fiducia nei disamorati sottoscrittori, e impiegherà quel che resta per acquistare le tranche junior delle cartolarizzazioni previste per i Non performing loan (Npl), sperando che questo consenta di mantenere le tranche senior a prezzi vicini ai valori di carico delle banche. In sostanza, la vecchia guardia bancaria, ispiratrice dell’iniziativa, ci manda a dire tre cose: i prezzi di mercato sono sbagliati, le norme europee sono inadeguate e la concorrenza tra banche è inappropriata. Meglio quindi “fare i prezzi” degli asset a tavolino, riscriversi le regole in casa e infischiarsene dei conflitti d’interessi e delle distorsioni competitive, tornando alle assicuranti, italianissime “logiche di sistema”.

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→  aprile 12, 2016


Che si sia trovato un modo per fornire un servizio di maggiori prestazioni a un minor costo è una notizia fantastica. L’innovazione del nuovo contatore per l’energia elettrica, unita a quella di fibre ottiche più sottili, riduce il costo di installarle nelle case. Quando si dice l’inesauribile capacità di scoperta del mercato!

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→  aprile 11, 2016


Si vedono sempre più porte con una serratura nuova: è quella che neutralizza la cosiddetta chiave bulgara, inesorabile contro le serrature tradizionali. Un’innovazione tecnologica ci aiuta a difendere i beni che custodiamo nelle nostre case, e i valori, economici, simbolici, affettivi, che ne fanno la nostra “proprietà”.

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→  aprile 5, 2016


Al Direttore.

“La donna libera può cambiare l’islam”, come dice Susanna Camusso a Marco Valerio Lo Prete, oppure è vero il contrario, “bisogna che l’islam cambi perché la donna sia libera”? In un modo o nell’altro, nei paesi islamici, tempi lunghissimi; mentre noi abbiamo l’urgenza di concordare rapporti di convivenza con quelli che sono di casa qui. Si baseranno sui nostri valori, compresi i diritti delle donne, oppure sul “se la sono voluta”? I vignettisti di Charlie per le vignette, quelli del Bataclan per le musiche, Bruxelles per Molenbeek, il Belgio per gli aerei, e tutti per Israele. Quelli del “se la sono voluta” sono gli eredi del terzomondismo e di quanti successivamente ne hanno ingrossato le file: Camusso non ne conosce proprio nessuno?
Perché, compiante le donne e ammoniti i maschi, non si rivolge a loro, e spiega loro il danno che procurano?
A sé, a noi: e alle donne islamiche.

→  marzo 31, 2016


recensione di Antonio Polito al nuovo libro di Franco Debenedetti

Esce il saggio «Scegliere i vincitori, salvare i perdenti» (Marsilio). Teoria, prassi e sperperi dello Stato imprenditore in un’analisi critica di Franco Debenedetti

«Anche nelle maggiori ristrettezze, i denari del pubblico si trovano sempre, per impiegarli a sproposito». Alessandro Manzoni conosceva così bene il nostro carattere nazionale (tendiamo facilmente a dimenticare che il denaro pubblico è nostro), da meritarsi la citazione d’apertura nel nuovo libro di Franco Debenedetti, vera e propria biografia di un’idea (anzi, di «un’insana idea», come è definita nel sottotitolo). L’idea è quella della «politica industriale», e cioè di una «politica in cui l’attività industriale è svolta più o meno direttamente dal potere pubblico», che ha percorso la storia d’Italia da Giolitti a Renzi, e che ancora oggi resta popolare sia nel senso comune di molti italiani sia nella prassi di tanti politici. La convinzione insomma che tocchi allo Stato Scegliere i vincitori, salvare i perdenti della competizione economica (come nel titolo del volume in libreria da oggi, m per Marsilio).

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