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→  marzo 3, 2018


Al direttore

Ieri ho preso la tessera del Pd. In questa desolante vigilia elettorale, una sola cosa positiva mi sembra da augurarsi: che il Pd prenda più voti.

→  febbraio 25, 2018


La vicenda Embraco conferma quanto diceva il Nobel Samuelson della teoria dei vantaggi comparati di David Ricardo, essere vera ma non banale: confermata da 199 anni, non è tuttora compresa anche da persone intelligenti. I Paesi, dice Ricardo, traggono vantaggio dallo specializzarsi nella produzione dei beni in cui sono più efficienti relativamente ad altri beni: dovrebbero vendere all’estero le eccedenze dei primi, e importare i secondi. Le multinazionali sono tali perché, a differenza dalle aziende puramente esportatrici, hanno messo in pratica la teoria di Ricardo. E sappiamo cosa ha significato questo per la povertà nel mondo. “Gioco al massacro, concorrenza distruttiva, gara al ribasso da cui usciamo tutti impoveriti”, come scrive Federico Rampini? (Embraco i veri padroni del gioco, la Repubblica, 20 Febbraio 2018). Non addossiamo alla vicenda Embraco, oltre alle colpe specifiche che possono esserci, anche quella di una lettura così paradossale, e datata, delle vicende del mondo.

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→  febbraio 15, 2018


Che il proprietario dell’incumbent – Trenitalia – abbia ritenuto di insegnare a quello del concorrente e newcomer – Italo – la scelta da fare, tra vendere agli americani di Global Infrastructure Partners oppure quotarsi a Piazza Affari, è stato del tutto irrituale, ma senza gravi conseguenze. Grave sarebbe se ora succedesse il contrario, e cioè se il proprietario di Ferrovie non volesse far tesoro (il gioco di parole è irresistibile) di quello che la vicenda ha da insegnare: a lui e all’opinione pubblica.

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→  febbraio 13, 2018

Sir, According to Bill Emmott (“Five Star struggles to be Italy’s agent of change”, February 9), the Five Star Movement is the Italian En Marche. It might be appropriate to recall some of its proposals for the upcoming election.

It wants to repeal the Fornero pension reform, which in 2011 saved Italy, then on the brink of bankruptcy, and reduce the age of retirement; to abolish mandatory vaccination of children; to allow the deficit to rise above 3 per cent of gross domestic product and to abolish commitment to a balanced budget (a constitutional mandate which has never been obeyed). On public debt its “theory” is that it is a macroeconomic problem only because it is denominated in euros: it therefore proposes to redenominate it in lire, placing the Bank of Italy once more under the control of the Treasury, obliging it to buy the debt that would not be financed by the market.

If these policies resemble those of Emmanuel Macron’s movement, your previous reporting on French politics seems less than accurate.

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→  febbraio 10, 2018


Al Direttore.

Ai primi di Gennaio Bill Emmott scrive per Project Syndicate: “The Bunga Bunga Party returns to Italy”. Berlusconi, spiega, potrebbe finire per essere il salvatore politico dell’Italia, non escludetelo. Però, posto di fronte all’alternativa scalfariana, chi sceglierebbe tra Berlusconi e Di Maio, risponde che “Se fossi costretto sceglierei Di Maio”. Ieri, sul Financial Times, in un articolo intitolato “Five Star is Italy’s equivalent to En Marche in France. The trouble is it lacks an Emmanuel Macron” spiega: è vero che “manca dell’esperienza, dell’abilità, e del savoir faire di Macron”; ma se dopo il 4 marzo, il solo governo possibile sarà quello espresso da una grande coalizione con Berlusconi come kingmaker, Di Maio potrà solo dare la colpa a se stesso: “Avrà fallito l’obiettivo di soddisfare i suoi elettori affamati di cambiamento e avrà fallito quello di salvare l’Italia”. Bill Emmott è il direttore dell’Economist che nel 2001 firmò la copertina che fece il giro del mondo: “Why Berlusconi is unfit to lead Italy”. Adesso sappiamo perché Bill Emmott è unfit a capire qualcosa di questo paese. E, in generale, di politica.

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→  febbraio 9, 2018


Al Direttore,

se quella di scegliere i vincitori e salvare i perdenti era un’insana idea, come chiameremo quella del Governo, proprietario dell’incumbent Trenitalia e della rete RFI, di “suggerire” ai consiglieri del newcomer Italo, riuniti in consiglio come devono decidere del loro futuro? Prepotente? Arrogante? In ogni caso dimostrazione al mondo intero che in Italia c’è sempre chi si arroga il potere di interpretare a modo suo i limiti che l’art.41 Cost mette alla libertà dell’iniziativa economica privata.

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