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→  aprile 21, 2018


Intervento di Franco Debenedetti curato da Maria Carla Sicilia

Cosa succederà al debito pubblico italiano durante la nuova legislatura? Come potrebbe impattare sull’Italia l’aumento dei tassi di interesse e la fine degli acquisti di titoli di stato della Banca centrale europea? Soprattutto, cosa dovremmo fare per mettere il paese in sicurezza? Se lo chiedeva Guido Tabellini mercoledì sul Foglio, in un articolo dal titolo Perché prima o poi pioverà e l’Italia non ha ancora riparato il (suo) tetto. Noi lo abbiamo chiesto a quattro economisti, raccogliendo le loro opinioni e proposte.

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→  aprile 20, 2018


Al direttore.

Ci sarà poco da gridare “aiuto”, come ha scritto ieri, nel caso di un governo “macronista” tra Pd e M5s. Infatti le cose a cui il Pd dovrà dire no, il M5s le venderà ai suoi elettori come la prova provata di chi si oppone alla realizzazione dei loro fantastici programmi. E quello a cui inevitabilmente dovrà dir di sì, verrà acquisito da metà partito come sana correzione di presunti rigori. Così il paese perderà due volte: il M5s non sarà costretto a rendere conto delle sue menzogne, e il Pd avrà smarrito per strada la sua credibilità.

→  aprile 17, 2018


Fa effettivamente un certo effetto vedere sul proprio smartphone il grafico di come ci si è mossi nella giornata trascorsa, quanto a piedi e quanto con mezzi, ricostruire le soste nei negozi, le pause per il caffè, e quella deviazione per accompagnare una ragazza che non si era vista da tanto tempo. E’ timeline, un servizio a cui si accede da Googlemaps. “Ma così sanno tutto di noi!”: è la reazione istintiva, tra il perplesso e lo spaventato. Google è esplicito nel richiedere uno specifico consenso a questa “tracciatura”, e nel garantire che i grafici della timeline saranno accessibili solo da quel telefonino e con quella password. Ma se la cosa è tecnicamente possibile a Google – vien da pensare- lo è anche a qualcuno senza il mio permesso, anzi senza che io neppure lo sappia. Siamo al Grande Fratello?

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→  aprile 14, 2018


“Lo Stato non sta prendendo il controllo di TIM. Riteniamo che una rete unica separata e neutrale corrisponda all’interesse generale. Pensiamo che un modello public company sia preferibile ad un controllo che ha mostrato limiti.” E’ perentorio, secco, sintetico il tweet di Carlo Calenda. Con l’occasione di precisare gli obbiettivi dell’intervento, annuncia un rovesciamento totale della politica governativa: finora costruire una seconda rete, adesso avere una rete unica.

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→  aprile 8, 2018


Caro Aldo,
naturale pensare che a indurre Cassa depositi e prestiti, i cui vertici sono, com’è noto, in scadenza, a un intervento così muscolare nella contesa tra due soggetti privati, ci sia il desiderio di disporre le vele per prendere il vento del nuovo clima politico che sta dilagando nel Paese. Se il risultato sarà separare la rete dell’«incumbent», e riunirla a «Open Fiber» sotto il controllo dello Stato, avremo ricostituito il monopolio, e ridotto Tim a una catena di negozi. Chi ha demonizzato quella della telefonia come la peggiore delle privatizzazioni, potrà essere fiero di ciò che ha ottenuto: la rete rinazionalizzata, e una delle nostre poche grandi aziende dissolta.

→  aprile 7, 2018


Quello che più colpisce soni i tempi: CDP ha palesato il suo orientamento a rilevare fino al 5% di TIM mentre è in atto una contesa per la governance tra Vivendi, che ne detiene il 24%, e il fondo attivista Elliott, che sarebbe prossimo al 10%. L’intervento dello Stato altera evidentemente il rapporto tra due contendenti nel mercato, mentre proprio la Consob dichiara di non vedere ragioni per un suo intervento, essendo il giudizio civile la sede in cui le parti in causa devono risolvere le proprie controversie. Quale rischio corre “il sistema Italia” perché sia necessario l’intervento dello Stato per tutelarlo? Ma non c’era già il golden power? Se vince Vivendi, non cambia nulla rispetto a ora, se vince Elliott, c’è tempo quanto si vuole per intervenire ove mai si profilasse chissà mai quale pericolo.
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