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→  dicembre 19, 1995


L’unica, definitiva occasione per dare al paese un sistema concorrenziale nel settore più importante per un’economia avanzata: questo è ciò che è in gioco nel passaggio in parlamento, iniziato in questi giorni, del progetto di legge Gambino sulle telecomunicazioni, coordinato con altri cinque progetti ( tra cui uno del sottoscritto, presentato alla Camera dall’on. Masi). Qualche osservazione è opportuna per richiamare la centralità di questo obbiettivo, evitando che lo si perda di vista nella valanga di emendamenti, sotto la pressione di corposi interessi, nell’insidia degli equivoci.

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→  dicembre 14, 1995


Caro dottor Romiti, il lancio della 178, la world car con cui la Fiat si appresta a competere sui grandi mercati emergenti, ha avuto un articolo in prima pagina del Wall Street Journal un paio di giorni prima che ne parlassero i giornali di casa nostra, quegli stessi giornali che hanno poi dedicato pagine e pagine alla notizia della sua prossima nomina a presiden:e del gruppo. È stata rivisitata l’intera storia Fiat: Giolitti disposto a tirar di cannone sul Lingotto; l’ amarcord dei vestiti alla marinara; il professor Valletta, dai processi per collaborazionismo alle vicende dei sindacati gialli; la svolta decisiva del 1980. Alla ricerca della chiave interpretativa di un av vicendamento che comunque si segnala più per la continuità che per la rottura con il passato.

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→  dicembre 6, 1995


«Si, ma…» potrebbe essere il motto della via italiana alle liberalizzazioni. «L’Italia ha già fatto abbastanza» ha replicato Sante Perticaro, presidente della commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, ai rilievi mossi da Bruxelles: come se liberalizzare fosse una tassa, da pagare a rate ed il più tardi possibile, anziché una misura che fa risparmiare’ ai consumatori e dà stimoli all’economia.

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→  novembre 23, 1995


A un anno dall’emanazione della direttiva volta a indurre le fondazioni a di smettere le partecipazioni bancarie, Dini ha ammesso che bisogna cambiare metodo: «La proprietà di molte banche rimane ancora pubblica – ha detto a Bologna il 4 novembre – dunque abbiamo percorso solo metà del cammino. Se più di questo non poteva farsi nell’ambito delle leggi vigenti comincia ora a diffondersi la convinzione che dette leggi debbano essere riviste, al fine di trasformare gli enti proprietari e accelerare il processo di privatizzazione delle banche. Condivido il fine e non escludo che modifiche legislative siano necessarie». L’opportunità di agire con strumenti legislativi riceve così un autorevole avallo.

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→  novembre 4, 1995


C’è qualcosa di marcio nell’anima delle società europee» titolava il Financial Times del 9 luglio 1994. I casi, prima e dopo di allora, di gravi perdite riconducibili a errori o abusi dei manager, senza che i controlli funzionassero, si sono accumulati in maniera impressionante, portando in primo piano il problema della corporate governance, da cui prende le mosse Gianni Nardozzi battaglia perduta per la trasparenza’, Sole 24 Ore del 15 Ottobre) e che Il Sole ha affrontato in un’inchiesta pubblicata il 18, 21 e 26 luglio.

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→  novembre 4, 1995


Negli Stati Uniti quotare un’impresa si dice to go public: a indicare che una società quotata può essere ‘di tutti’. In Italia invece ciò che è pubblico è, per definizione, sottratto alla competizione per la proprietà, quel meccanismo che, consentendo alla persona più idonea di controllare l’impresa, permette al sistema di raggiungere l’efficienza ottimale. Questa osservazione linguistica di Giacomo Vaciago sembra adattarsi assai bene a due vicende recenti, la vendita della prima tranche di Eni e l’acquisizione della Hartmann&Braun da parte di Finmeccanica.

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