→ dicembre 16, 2020

Al direttore.
L’influenza spagnola uccise, tra il 1918 e il 1920, da 50 a 100 milioni di persone, più della somma dei morti della Prima (17 milioni) e della Seconda guerra mondiale (60). Eppure sono 80.000 i libri che si possono sfogliare sulle guerre, sulla Spagnola ce ne saranno al massimo 400. Perché? Secondo Ivan Krastev, in “Is it Tomorrow Yet? Paradoxes of the Pandemic”, recensito dal Financial Times, la ragione è che è difficile descrivere una pandemia come lo scontro del bene e del male; manca una storia e manca una morale. Morire per una malattia invece che per una pallottola non è un atto di patriottismo o un eroico sacrificio, e non se ne può trarre nessun significato più profondo. Proprio così: dal morire di Covid non si può trarre nessun significato, e profonda è solo la sofferenza per arrivarci.
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→ dicembre 10, 2020

di Franco Debenedetti, Natale D’Amico e Francesco Vatalaro
Uno studio pubblicato su Nature mette a punto un metodo che prevede i casi reali dei contagi e la loro evoluzione
Per contrastare la pandemia (prima che arrivino i vaccini, e finché non saremo praticamente tutti vaccinati) ci sono sostanzialmente due modi: evitare i contagi e isolare quelli che possono contagiare. I lockdown e i tamponi. I due metodi sono opposti per molti aspetti: per la granularità, nulla nel lockdown totale, massima, fino al singolo individuo, con i tamponi; per la collaborazione richiesta, pura obbedienza nei lockdown, volontaria coi tamponi; per la lesione delle libertà personali, grave nei divieti di movimento inerenti ai lockdown, minima coi tamponi; per l’efficienza attesa dalla pubblica amministrazione, “militare” per i lockdown, elevata per i tamponi, dato che i positivi vanno seguiti e isolati. I costi sono per entrambi notevoli e dipendenti, per il lockdown dalla durata ed estensione, per i tamponi dalla frequenza di ripetizione. Infine dai pericoli per la privacy, nulli nel lockdown, lasciati all’attenzione del personale nei tamponi. Dall’insorgere della pandemia, le pubbliche autorità hanno deliberato su chiusure e aperture, su categorie e su attività consentite; sui tamponi invece, tranne casi isolati, non sono riuscite neppure ad assicurarne la disponibilità in quantità adeguata. In entrambi i casi prendendo decisioni sulla base di valutazioni spesso qualitative o di analisi di parametri e di soglie lasciate all’apprezzamento di esperti, sprovvisti di un feedback georeferenziato e tempestivo sugli effetti delle misure prese. E’ invece noto che si formano dei focolai di contagio ossia luoghi di “super diffusione” del Covid-19 che per di più variano nel tempo in intensità e localizzazione in modo a prima vista imprevedibile; specie quando il numero di casi infetti supera una certa soglia e diviene difficile prevedere dove si verranno a creare. Inoltre sono ben note le disparità nei tassi di infezione entro una popolazione, con impatto sproporzionato del virus sui gruppi socio-economici svantaggiati.
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→ dicembre 4, 2020

di Franco Debenedetti e Alessandro Penati
Analisi paradossale e sarcastica di due economisti
Il piano di Mustier è stato finalmente smascherato. E ora è possibile il passo avanti che sani il vulnus delle privatizzazioni e del mercatismo all’origine di tutti i problemi dell’economia italiana – stagnazione, disoccupazione, debito pubblico, diseguaglianze e disagio sociale. Mercato e capitalismo hanno fallito. Fortunatamente lo Stato ha resistito alle pressioni di chi voleva costringerlo a vendere ai privati gioielli come Eni, Snam, Saipem, Terna, Fincantieri, Finmeccanica, Italgas, Enel, Rai, Fs, Anas, o come tutto il patrimonio delle aziende ex municipali per fortuna rimaste nelle mani degli Enti Locali, e che costituiscono la punta di diamante della nostra green economy quali Iren, A2A, Acea Acsm-Agam, Hera, Ascopiave.
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→ novembre 25, 2020

Intervista di Gianluca Zapponini a Franco Debenedetti
L’economista e saggista a Formiche.net, dopo la lettera del governo a Enel affinché acceleri sul disimpegno in Open Fiber. Mossa legittima, lo Stato è azionista di riferimento del gruppo elettrico, mentre nell’ex Telecom è solo uno dei soci, per giunta indirettamente visto che figura Cdp. E poi la cessione della quota a Macquarie non è un danno per nessuno. Anzi…
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→ novembre 24, 2020

La capitalizzazione delle 66 maggiori banche europee è diminuita di 250 miliardi di euro, circa il 25 per cento. Perché le azioni dei governi dovrebbero seguire il modello Amazon
Per liberare Dehli dai cobra che la infestavano, gli inglesi offrirono un premio per ogni carcassa di quel rettile; naturalmente gli indiani si misero ad allevare cobra, e quando il governo, accortosene, abolì il premio, gli indiani se ne liberarono: il risultato fu di avere di molto aumentato il numero dei rettili in circolazione. Il famoso caso è richiamato da Simon Samuels su Financial Times del 17 Novembre a proposito del divieto imposto alle banche di distribuire i circa 60 miliardi di euro di dividendi previsti per il 2020, per rendere i loro bilanci più pronti a sopportare i danni economici del Covid-19. Con la conseguenza che la capitalizzazione delle 66 maggiori banche europee diminuisse di 250 miliardi di euro, circa il 25%: logico, prendere un dividendo è la principale ragione per cui i risparmiatori comprano azioni di banche. Ma le banche hanno bisogno di capitale per fare prestiti, e la caduta del loro valore in borsa gli rende più difficile trovarne altro sul mercato. Risultato: diminuiscono i crediti proprio quando sarebbero più necessari. Non basterà eliminare il divieto, l’effetto perdurerà per anni: i risparmiatori hanno buona memoria.
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→ novembre 21, 2020

DIVERGENZE SULLE DISUGUAGLIANZE.
Caro direttore, nella pandemia, scrive Giorgio Meletti (“Il capitalismo dei super ricchi ci sta portando verso il baratro”, 16 novembre), Amazon ha raddoppiato il suo valore, e così Bezos la sua fortuna. Ma Bezos non ne ha che 1’11,2 per cento, azioni che oltretutto non può vendere se non vuole far precipitare tutto; in tasca gli vengono i dividendi.
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