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→  dicembre 23, 2009

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da Peccati Capitali

Il premio “gattopardo dell’anno” , se esistesse, dovrebbe andare al Alistair Darling, il “ministro del Tesoro” inglese, per la proposta di applicare ai bonus dei banchieri una tassa straordinaria del 50% su quanto eccede 25000£. Sarkozy ha applaudito, un po’ verde per non esserci arrivato prima lui, la Merkel si è detta, serafica, pronta a rincarare la dose: sperano nell’ex aequo. Motivazione del premio: avere incassato il plauso dei loro elettori senza avere fatto sostanzialmente nulla.

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→  dicembre 22, 2009

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L’articolo di Dario Di Vico sul Corriere di domenica “Sotto i ferri del private equity: più macerie che vero sviluppo” ha dato luogo a risposte di tenore diverso, come si può leggere sulle pagine del quotidiano.

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→  dicembre 19, 2009

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L’ossessione di preservare l’italianità ha di fatto impedito di attuare una seria politica d’innovazione di quello che è il vero «sistema nervoso» del paese. Per la paranoia che qualcuno potesse limitare il nostro sviluppo finiamo per limitarlo addirittura due volte.

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→  dicembre 13, 2009

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La fiducia nella società manca perché ci si rifugia nelle mura domestiche o viceversa? Un nodo che la politica non scioglie

«Cucine linde e cartacce per strada», università ovunque e figli fuori corso a casa fino a 35 anni. L’analisi di Alberto Alesina e Andrea Ichino sui valori che fanno perdere terreno all’Italia.

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→  dicembre 7, 2009

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da Peccati Capitali

L’Antica Osteria del Ponte di Cassinetta di Lugagnano è una mecca, e lo chef Ezio Santin il suo profeta. Che ha fatto scandalo abiurando al sacro testo, al libretto rosso della Guida Michelin. Da anni la doppia stella lo poneva stabilmente nell’empireo dei ristoratori italiani: ha detto basta, non si sottoporrà più al giudizio dei severi esperti che in incognito vengono a valutare fantasia e tradizione, menu e carta dei vini, cristalleria e servizi: saranno i clienti agiudicarlo. A condurli non saranno più le pagine dei “vale un viaggio”, ma l’indirizzo segnato sull’i-Phone, il messaggino su twitter, il video su You Tube.

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→  novembre 26, 2009

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La storia dimostra che il progresso civile ed economico nell’ex regno di Napoli è arrivato dopo l’Unità: prima la provincia era profondamente arretrata.

Fino all’ultimo periodo borbonico, il Banco di Napoli era l’unica banca del Paese, senza succursali. “Ai cittadini di Reggio che ne chiedevano una per la loro città – scrive G. Galasso (La disarticolazione di Napoli dal Mezzogiorno, in Ventunesimo Secolo numero 20, ottobre 2009, Rubettino) – Ferdinando IV la sconsigliava, esprimendo il paterno parere che le banche servissero solo ad affliggere la gente facendo dilagare l’uso delle cambiali”.

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