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→  dicembre 11, 2011


Peccatori e virtuosi sono ruoli che la storia può in breve invertire

Nel gran dibattito sull’euro, sono diffuse metafore tratte dalla morale: il peccato originale dell’euro, i Paesi virtuosi, il doppio senso dell’acronimo Pigs. La contrapposizione “virtuosi-peccatori” contrassegna con un unico nome situazioni di finanza pubblica pur diverse tra loro; sovrapposta alla demarcazione geografica tra Paesi del Nord e Paesi Sud dell’Europa, scivola verso giudizi antropologici che sarebbe prudente – per non dire altro – evitare: a maggior ragione se l’obbiettivo politico è quello di una maggiore unione.

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→  dicembre 10, 2011


Al Direttore.

Se Internet ti attira a riversare scritti e immagini, che poi restano per sempre accessibili; se i telefonini registrano, senza che tu ci pensi, dove sei e dove vai; se i movimenti di danaro anche bagatellari diventano tracciabili, e incrociabili con altri a tua insaputa: saremo ridotti a contare sull’abbassamento del livello di ciò che è socialmente accettabile per ricostituire uno spazio di libertà individuale? Se per risolvere i problemi dell’euro, paesi “virtuosi” imporranno ai “peccatori” di rendere anche “forte” il patto “stupido”, e di cedere a istituzioni non elette il potere di decidere su materie che toccano l’essenza del rapporto tra elettori ed eletti: mi dica, dove può andare uno che si sente straniero dov’è?

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→  dicembre 7, 2011


La vendita anche di piccoli cespiti avrebbe un alto valore simbolico

Le privatizzazioni fanno parte delle misure per il risanamento o di quelle per la crescita? La domanda è intenzionalmente provocatoria, vuole mettere in evidenza la gande assente nella manovra dal Governo: neppure una privatizzazione a bilanciare imposte e tagli. Provocatoria anche di una riflessione più generale: il fatto cioè che le privatizzazioni siano considerate un sacrificio nelle emergenze, e non una strategia per la crescita, un modo di stimolare l’economia restituendo attività in monopolio pubblico all’iniziativa privata e al vincolo della concorrenza.

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→  dicembre 6, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

“La straordinarietà di Twitter consiste nel fatto che è riuscito a rendere irrilevanti le immagini”. Se a scriverlo, ovviamente su Twitter, è Massimo Bucchi, quello che pubblica su Repubblica vignette che sovente sono un editoriale tra gli editoriali, c’è di che riflettere. Dobbiamo aspettarci che i soloni che ci hanno ammonito sui guai della società dell’immagine cambino disco e ci facciano la predica su quelli della società dei tweets?

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→  dicembre 4, 2011


L’80% degli italiani, secondo Renato Mannheimer, sarebbe a favore di un’imposta patrimoniale. Per arrivare a una percentuale così alta, bisogna mettere insieme i gruppi più disparati, chi ha un lavoro stabile e chi lo cerca, gli anziani che vivono di risparmi e i giovani che tirano avanti con lo stipendio, chi legge e chi ha difficoltà a capire un testo anche semplice: difficile che tutti abbiano in comune uno stesso interesse economico. Devono quindi essere motivazioni diverse a coalizzare quell’80%, non economiche, ma ideologiche ed emotive.

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→  novembre 26, 2011


Carlo Azeglio Ciampi era esplicito nello spiegare il meccanismo: se abbassiamo il deficit al tre virgola zero per cento, ripeteva, entriamo nell’euro, gli interessi sul debito si riducono al livello di quelli tedeschi. L’eurotassa è un prestito, ci fa incassare il “premio di credibilità”, e si ripaga con ciò che si risparmia di interessi: un pasto gratis (non proprio: la tassa venne restituita solo al 60%). Nessuno spiegò che se non volevamo esportare di meno e farci finanziare il debito dall’estero, era necessario che anche la nostra produttività crescesse come quella tedesca: e che questo non veniva gratis. Alla stessa maniera nessuno spiegò ai tedeschi, che un’unione monetaria comporta di trasferire costi economici e politici dagli Stati “dissoluti” a quelli “virtuosi”. Questo non detto è il deficit democratico alla base della costruzione dell’euro.

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