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→  febbraio 14, 2012


Gentile Francesco Piccolo, strepitose le sue riflessioni a partire da «The Artist» sulla «Lettura» di domenica. Non ho visto il film; ora penso che, o non andrò a vederlo o, se ci andrò, avrò i suoi occhi, come si diceva una volta. Sono però incespicato sulla frase: «Bersani e Camusso difendono l’articolo 18». Controllare con sua zia le sarà facile, forse meno con Jonathan Franzen, ma in ogni caso sono molti a difendere quell’articolo, nel ceto medio riflessivo e tra gli intellettuali chiamati a rappresentarlo. E allora mi domando se, nel contesto del pezzo, non sarebbe stato appropriato rovesciare la frase. Nel senso che è l’art. 18 a difendere Pier Luigi Bersani e Susanna Camusso: gli «artisti» sono loro.

→  febbraio 10, 2012


I “bond della morte” (Stefano Rodotà, Repubblica, 8 febbraio) hanno un precedente, seppur di segno contrario, di cui parla Raghuram Rajan in Fault Lines. Poiché la monarchia francese nel XVIII secolo, pur di far cassa, aveva escogitato la vendita di rendite vitalizie, banchieri ginevrini pensarono di selezionare gruppi di donne “per la maggiore aspettativa di vita rispetto agli uomini” sui trent’ anni, in salute, di “impacchettarne” i vitalizi per diversificare rispetto al rischio di morte accidentale, e di rivenderne quote.

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→  febbraio 8, 2012


Al direttore.

Avevo seguito con distacco la querelle tra goyim, al più vedendo, in quell’apostrofo lanciato a troncare il nome degli epigoni, la punizione divina per le tante teste mozzate durante le crociate dalle spade degli antenati. Ma ora che, con forzata analogia, si allarga l’apostrofo a spazio, e si voglion dividere i nipoti di Israel, e tra di loro seminar zizzania, è d’uopo precisare: sia dagli atti di matrimonio e dai testamenti redatti quando nei ghetti angusti dovevansi risparmiar anche minuti spazi, sia dai registri della scuola elementare Clava, sia dalle iscrizioni anagrafiche quando spazi si aprirono per accedere a professioni liberali e per fondare fior di imprese, senza dubbio si evince che i Debenedetti astigiani sempre attaccati furono.

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→  febbraio 7, 2012


dalla rubrica Peccati Capitali

La disoccupazione è il problema delle economie occidentali. Ciò che intuitivamente sembra che lo risolva, in realtà lo aggrava, e ciò che realmente lo risolverebbe è rifiutato come rischio, intollerabile pericolo. Anche la battuta di Mario Monti sulla monotonia del posto fisso riflette questa contraddizione: certo che un lavoro nuovo è più interessante, impegna di più, fa aumentare la produttività, ma per chi teme di restare senza lavoro ben venga la monotonia pur di portare a casa uno stipendio.

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→  febbraio 5, 2012


Vera concorrenza se calano le proprietà pubbliche.

Ci sono due Europe: c’è l’Europa a 27, quella del mercato unico, e l’Europa a 17, quella dell’euro. La moneta unica, invocata quale mezzo necessario per completare l’unione economica, è diventata, una volta introdotta, strumento per rendere imprescindibile l’unione politica. Per gli europeisti convinti, un’Europa ridotta solo ad area di libero scambio sarebbe la svendita di un ideale: ma si deve constatare che mentre l’Europa dell’unione economica vede gli aderenti, stati e cittadini, sostanzialmente soddisfatti, l’Europa dell’unione politica è attraversata da fratture profonde. La proprietà pubblica di attività economiche erige barriere tra stati, tiene in vita vestigia nazionalistiche: eliminarle è l’aiuto che l’Europa dei 27 puo’ dare a quella dei 17.

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→  febbraio 3, 2012


Al Direttore.

A ben pensarci anche quello della Margherita, come quello degli psicologi, era un fondo previdenza. Per pensionati.

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