→ Iscriviti
→  maggio 3, 1999


Un anno fa, il 2 di maggio, l’Italia veniva ufficialmente ammessa a far parte dell’unione monetaria. A un anno di distanza, poco man­ca che nessuno se ne ricordi. Al­lora il nostro ingresso coi primi nel club dell’euro faceva il tito­lo a piena pagina, oggi a far no­tizia è proprio questa indiffe­renza.

leggi il resto ›

→  aprile 18, 1999


Quando un aereo è in scandaloso   ritardo, quando un treno è im­provvisamente annulla­to, quando la burocrazia oppo­ne la sua stanca ottusità, in­somma quando un servizio non funziona, penso che l’u­tente debba adottare l’atteg­giamento di considerare chi gli sta di fronte – l’impiegato die­tro lo sportello, il controllore, l’assistente di volo – non come un dipendente ma come il rap­presentante dell’azienda, non l’ultimo anello della catena organizzativa, ma la personifica­zione del vertice.

La reazione dell’utente, di­cono i teorici dell’organizza­zione, è il solo mezzo per migliorare il servizio: quindi il cliente che «reagisce» svolge un ruolo socialmente utile. Bisogna dunque non prestare orecchio quando, di fronte a proteste di cui è impossibile non riconoscere la ragionevo­lezza, il poveretto o la malcapi­tata si difende protestando che la colpa non è sua…, che anche lui…, che il superiore…, che il regolamento… Come se l’utente, oltre a subire gli inconve­nienti del malservizio, dovesse anche perdere il suo tempo nei meandri delle responsabilità, nei labirinti delle matrici orga­nizzative.

Così quando il ministro Piero Fassino, intrappolato per ore in un aereo, ha protestato con­tro Alitalia in modo colorito («una bettola» secondo quanto riferiscono) ho applaudito. E quando l’altro ieri l’ammini­stratore delegato di Alitalia, ci­fre alla mano, indicava nel controllo del traffico aereo il principale responsabile del disservizio di cui ogni viaggia­tore è testimone e vittima, ho avuto conferma della mia teo­ria: protestare è un dovere ci­vico e più la catena di comando è lunga più forte bisogna grida­re. Alcune spiegazioni sono complicate: separazione verti­cale ed orizzontale, procedure e manovre di riattacco, angoli degli svincoli e interassi piste. Ma altre sono assai comprensi­bili anche ai profani: come quando veniamo a sapere che il controllo del traffico aereo è un ente pubblico, i cui dipen­denti sono inquadrati in 14 or­ganizzazioni sindacali.

Quando infine apprendiamo che questo ente risponde al mi­nistero dei Trasporti, quello stesso che, sempre per ragioni di rapporti sindacali, ha boc­ciato il piano di Claudio De-matte, presidente delle Ferro­vie dello Stato, per ridurne le perdite scandalose, allora tutto diventa assolutamente chiaro.

E sorge dalla memoria un ri­cordo, il famoso scontro che oppose proprio i controllori di volo al presidente Reagan nel 1981, all’inizio del suo primo mandato; per averla vinta Rea­gan non esitò a licenziarli tutti.

Nessuno auspica che da noi si applichino misure così dra­coniane, ma varrà la pena ri­cordare ai nostri governanti, ministro Treu in testa, che pro­prio con quel braccio di ferro iniziò una presidenza di ecce­zionale successo, in cui si mi­sero le basi dello straordinario boom economico americano, che ancora’oggi continua.

→  aprile 8, 1999


Gli annunci che i due contendenti per il con­trollo di Telecom pub­blicano sui giornali fanno ap­pello agli interessi individua­li. Ma sono in gioco anche in­teressi collettivi, a quelli de­ve pensare il Governo. Il quale si trova in una posizio­ne anomala: col suo 3,4% è ancora un azionista, ma, avendo deciso di uscire dalla gestione, non può giudicare su piani industriali. Per esse­re neutrale ha deciso di non partecipare all’assemblea. A ben vedere, la sola posizione neutrale sarebbe quella di non avere azioni in mano. Da un lato, per partecipare man­tenendo la neutralità, do­vrebbe immaginare quanti tra quelli che avrebbero comperato le azioni si pronuncerebbero oggi a favore delle misure antiscalata che Franco Bernabè sollecita; e si sa che non è neppure certo che, tra risparmiatori e fondi, si arrivi a mettere insieme il 30% del capitale. Se al con­trario votasse a favore delle misure antiscalata, sarebbe certamente contro lo sfidan­te.

leggi il resto ›

→  marzo 17, 1999


Se si limitasse a lamentare che il risanamento della finanza pubblica non è stato accompagnato da politiche di sviluppo, Luciano Galli­no (Meno Stato non vuol dire cedere ai privati i panettoni, La Stampa del 15 marzo) sarebbe in buona compagnia: Fazio e Duisenberg, Monti e Romiti, per citarne alcuni. Gli obiettivi che egli indica, «salvaguardia degli interessi nazionali, della propria capacità competitiva e delle proprie forze lavoro», si sono prestati a varie interpretazioni, non tutte fortunate. Perché non ci siano dubbi su che cosa intende, il professor Gallino porta degli esempi: ed è li che l’attenzione si impenna. Ma come? Credevamo di sa­pere che Internet è il frutto spontaneo della libertà, che per difenderla dai regolatori i suoi adepti sono pronti a una guerra santa; che perfino l’intervento dell’antitrust contro lo strapo­tere di Microsoft è temuto co­me un’interferenza sul libero mercato; che Silicon Valley è uno straordinario esempio di ricerca finanziata dal mercato. Qual è mai l’agenzia che ha reso possibile la conquista «del dominio assoluto nel campo delle tecnologie infotelemati­che»?

leggi il resto ›

→  gennaio 28, 1999


Sinedocche è la figu­ra retorica con cui «si usa figuratamente una parola di significato più ampio o meno ampio di quella propria, ad esempio una parte per il tutto, il contenente per il contenu­to».

E nominalismo è «negare agli oggetti della realtà ogni valore che vada oltre quello rappresentato dai relativi segni verbali». Così il Devoto-Oli.

leggi il resto ›

→  dicembre 12, 1998


Un aspetto importante dell’anomalia italiana e’ caduto: da oggi infatti chiunque voglia svolgere attivita’ di collocamento, di mediazione tra domanda e offerta di lavoro potra’ farlo alla luce del sole, e non nella semiclandestinita’ finora consentita dalla tolleranza dei giudici.
La Corte di Giustizia del Lussemburgo, massimo organo giurisdizionale dell’Unione Europea, ha decretato che assicurare il monopolio al collocamento pubblico, in quanto inefficiente, costituisce abuso di posizione dominante: e ha condannato l’Italia per violazione della liberta’ di iniziativa garantita dal trattato di Roma.

leggi il resto ›