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→  dicembre 13, 2009

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La fiducia nella società manca perché ci si rifugia nelle mura domestiche o viceversa? Un nodo che la politica non scioglie

«Cucine linde e cartacce per strada», università ovunque e figli fuori corso a casa fino a 35 anni. L’analisi di Alberto Alesina e Andrea Ichino sui valori che fanno perdere terreno all’Italia.

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→  novembre 26, 2009

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La storia dimostra che il progresso civile ed economico nell’ex regno di Napoli è arrivato dopo l’Unità: prima la provincia era profondamente arretrata.

Fino all’ultimo periodo borbonico, il Banco di Napoli era l’unica banca del Paese, senza succursali. “Ai cittadini di Reggio che ne chiedevano una per la loro città – scrive G. Galasso (La disarticolazione di Napoli dal Mezzogiorno, in Ventunesimo Secolo numero 20, ottobre 2009, Rubettino) – Ferdinando IV la sconsigliava, esprimendo il paterno parere che le banche servissero solo ad affliggere la gente facendo dilagare l’uso delle cambiali”.

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→  novembre 20, 2009

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Abbandonare il maggioritario sarebbe un disastro: governi fatti e disfatti in parlamento evitano le decisioni difficili, recando danno ai conti pubblici

Siamo entrati nella prospettiva del postberlusconismo. A segnalarlo con chiarezza, ancor più delle confuse turbolenze che agitano la maggioranza, sono i fatti politici concretamente avvenuti nell’opposizione: l’elezione di Pierluigi Bersani a segretario del PD e la decisione di Francesco Rutelli di uscire dal partito per dar vita alla sua formazione autonoma. Ci si posiziona in vista delle combinazioni politiche che diventeranno possibili con la fine del potere coalizionale di Silvio Berlusconi.

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→  ottobre 20, 2009

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Il tempo di Berlusconi: un’era è finita

È stato eletto e rieletto perché gli italiani vogliono limitare i sindacati e i pm, pagare meno tasse, scegliere da chi farsi guidare

Dopo l’ultima estate, la fine anticipata del ciclo politico di Berlusconi è parsa diventare una concreta possibilità; è quindi aumentata la tensione a centrare questo obiettivo. Che un ciclo politico così lungo dovesse finire, era scontato. Ma c’è modo e modo. E nel modo in cui la retorica politica sta contribuendo al framing delle particolari condizioni in cui la lunga corsa del Cavaliere verrà a finire, c’è un rischio grosso: corriamo il pericolo di buttar via più di 15 anni della nostra storia.

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→  ottobre 12, 2009

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Dieci grandi esperti indicano i termini più d’attualità e quelli destinati all’oblio

Abs, cartolarizzazione, cdo: quali sono le parole, i neologismi sorti nel corso della crisi economica 2007-2008 cui possiamo dire addio? Quali termini finiranno (o vorremmo vedere finire) nel cassetto, nella speranza di non dover fare più i conti con il loro significato negli anni a venire? E quali termini invece potrebbero tenerci compagnia nei prossimi anni, arricchendo il dibattito e il nostro vocabolario quotidiano? L’abbiamo chiesto a dieci dei maggiori economisti italiani. A ognuno è stato domandato di individuare due termini, nati sulle labbra degli esperti per arrivare sulla bocca della gente comune, che abbiamo contrassegnato – nel male, quindi “out” – e siano destinati a contrassegnare – nel bene, quindi “in” – l’evoluzione dei cicli economici trascorsi e futuri. Parole da cui liberarsi quasi fossero zavorre, insomma, e vocaboli cui attaccarsi nella speranza che i sistemi economici siano più solidi e vigilati di un tempo. La risposta? Meno scontata di quella che si possa immaginare, come si può vedere dalle loro testimonianze raccolte qua sotto.

a cura di Luca Davi

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→  ottobre 7, 2009

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Con un testo di soli 36 articoli e tutti scritti con chiarezza, codificò diritti costati decenni di lotte sindacali

Se si considera la sua attività di studioso prima, e quella di politico poi, illuminata dall’accordo del 1993 firmato in qualità di ministro del Governo Ciampi, e che si sarebbe potuta concludere anche al Quirinale, aveva ragione Gino Giugni nel provare un po’ di noia ad essere così strettamente associato allo Statuto dei Lavoratori. Un riconoscimento peraltro dovuto: la legge 300 non ha solo codificato diritti costati decenni di lotte, ma ha fatto improvvisamente acquistare a tutto il Paese la cultura del diritto del lavoro. E questo grazie anche alla limpidezza di quel testo, 36 articoli comprensibili da tutti senza bisogno di specialisti.

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