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→  novembre 10, 2011


Olli Rehn, il finlandese Commissario europeo per gli affari economici e monetari, in cinque pagine e 39 punti chiede al Governo di chiarire entro venerdì come intende attuare gli interventi a cui si è impegnato, e che risultati si attende. Vi si legge di aumento dell’età pensionabile, di privatizzazioni, di flessibilità in uscita, di concorrenza tra università, di tariffe professionali: nomi di battaglie o perse o non vinte, condotte in Parlamento e sui giornali, da destra e da sinistra. Chi vi prese parte ricorda i problemi che determinarono quelle sconfitte, e che oggi la crisi rende ancora più stringenti. Si chiamano compatibilità economica e consenso politico.

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→  novembre 1, 2011


Il vincolo estero è stato sempre presente nella nostra economia. Per restare anche solo al dopoguerra, dopo l’inizio dell’integrazione europea, con l’adesione allo Sme (il Sistema monetario europeo) del 1987 il vincolo del tasso di cambio veniva assunto come meccanismo di disciplina atto a promuovere la disinflazione e la convergenza macroeconomica nei Paesi membri inclini all’inflazione.

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→  ottobre 16, 2011


La risposta è una: più mercato

La crescita: richiesta da Francoforte, attesa dai mercati, ripetuta per cercare di dare un senso a questa desolante fase politica. Nelle quattro giornate del convegno della Banca d’Italia a Roma sulla storia economica dell’Italia nei 150 anni dall’Unità, il tema era sempre presente, esplicito o sottotraccia: un percorso, il nostro, complessivamente di crescita, ma discontinuo, con accelerazioni che ci portano quasi a raggiungere i migliori, seguito da stasi, come questa che dura da quasi vent’anni. Perché adesso questa incapacità a crescere, questa produttività bloccata? E’ cambiato qualcosa in noi, oppure è cambiato il contesto, e l’importanza relativa di certe nostre caratteristiche, positive o negative, rendono più difficile adattarcisi?

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→  settembre 29, 2011


Si poteva trasformare la banca in un’azienda “normale” in cui chi mette i soldi sceglie il management.

Soluzione gattopardesca: BPM adotta la governance duale, ma ad avere il controllo con circa il 4% del capitale è sempre l’associazione che può contare sui voti dei dipendenti. Sono loro che nominano il Consiglio di Sorveglianza e quindi indirettamente il Consiglio di Gestione. Il Consiglio di Sorveglianza non può dare indicazioni strategiche, ma solo pareri non vincolanti. Quanto vincolanti invece continueranno ad essere le indicazioni degli “Amici” su ciò che più conta, promozioni e carriere, il comunicato pudicamente non dice: non è il caso di parlare di quello che non cambia. Valeva la pena discutere fino a mezzanotte?

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→  settembre 25, 2011


“Inevitabile”. Quando si muovono critiche a una delle tante varianti di imposta patrimoniale – ultima arrivata quella del “prelievo forzoso” di littoriana memoria- ci si sente rispondere che sì, gli argomenti sono giusti, ma anche inutili, perché la patrimoniale ormai è “inevitabile”. Ma è proprio se tutti la pensano inevitabile, che non sarà evitata: chi respinge le critiche fa dunque un ragionamento analogo a quello che i logici chiamano performativo, per cui ciò che si afferma si verifica.

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→  settembre 14, 2011


Il 25 Giugno, l’assemblea straordinaria di BPM approvò in linea di massima l’aumento di capitale da 1200 milioni, e respinse quello da 3 a 5 del numero delle deleghe che ogni socio può raccogliere. Con una certa baldanza, pensando che l’operazione sul capitale sarebbe riuscita, e che di fonte a tanti milioni, Consiglio di Amministrazione a Banca d’Italia su quel paio di deleghe potevano chiudere un occhio. E tutti e due sul tema vero, quello della singolare governance di BPM.

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