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→  maggio 3, 2012


Si aspettavano i tagli, è arrivata una commissione: sarà lo strumento eccezionale per risolvere, o la proverbiale scappatoia per insabbiare? Vedremo i tagli della spending review, o si ritornerà ai tagli lineari? «Un ministro non può entrare nella gestione di un altro ministero»: così li giustifica Giulio Tremonti sul Corriere della Sera.

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→  aprile 26, 2012


Perché la politica attira tanti ladri? È la domanda, rozza al limite del populismo, che vien da porsi di fronte al quotidiano stillicidio degli scandali. Non era la domanda che si faceva per Tangentopoli, o almeno non era la principale: allora ci si rendeva conto di vivere una vicenda storica, lo sgretolarsi di un sistema politico tetragono al cambiamento, che per mezzo secolo era sopravvissuto succedendo a se stesso. Anche allora non mancavano scene grottesche, documenti recuperati nel water, soldi nascosti nei puffi di casa: ma il clima era quello di una tragedia, la crisi era della politica. Anche la storia di questi scandali ha già avuto le sue tragedie umane, ma nel complesso appare una pochade di terz’ordine: la crisi è dei partiti e dei loro uomini.

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→  aprile 13, 2012


«E alla fine nessuno ne restò». Quando Piero Giarda ha annunciato che non ci sarà nessun tesoretto a cui attingere per ridurre le tasse, solo sistema sicuro per promuovere la crescita, mi è venuta in mente la filastrocca dei “Dieci piccoli indiani”. Ma come, mi son detto, noi guardavamo alla spending review come all’ultimo indiano della compagnia, e ora il ministro ci viene a dire che anche quello «in un bosco se ne andò, a un pino s’impiccò, e nessuno ne restò»?

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→  aprile 8, 2012


Se sulla Grande Depressione, a distanza di 80 anni ancora si pubblicano libri su struttura dell’economia, errori dei governanti, conseguenze per i governati, quanto ad oggi è stato scritto sulla crisi finanziaria del 2007 e sulla grande recessione che ne è seguita già eccede le possibilità perfino di chi a questo argomento si dedica a tempo pieno. Per questo il numero di Marzo del «Journal of Economic Literature» pubblica due saggi atti a fornire una picchettatura del territorio, delimitare i confini, e indicare i punti salienti, dai quali, chi vuole, potrà partire per ulteriori esplorazioni.

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→  marzo 23, 2012


A contare, nel “vecchio” articolo 18, non sono stati gli effetti visibili; a contare sono stati quelli che non si sono potuti vedere. Se si guarda alle poche migliaia di licenziamenti individuali e alle poche centinaia di reintegrazioni ordinate dal giudice, alla relativa facilità con cui si sono fatte “ristrutturazioni” industriali e messi lavoratori “in mobilità” si può anche dire che in fondo è costato poco. Se si considerano le opportunità precluse a lavoratori e imprenditori, i costi dell’opporre la rigidità alla variabilità dei cicli economici e tecnologici, è costato tantissimo. Fa un certo effetto parlarne al passato.

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→  marzo 3, 2012


Per migliorare il rating non servono vincoli ma più concorrenza

L’ignoranza dei regolatori, ben più dell’azzardo morale del too big to fail, delle formule di remunerazione dei grandi banchieri, delle politiche permissive della Fed, è stata il fattore decisivo della crisi del subprime: ignoranza dei regolatori finanziari, che usarono i rating come determinanti dei requisiti di capitale delle banche; ignoranza dei regolatori contabili, che obbligando ad applicare il principio del mark to market, fecero precipitare la crisi finanziaria in una tremenda recessione.

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