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→  novembre 9, 2010


Lettera al direttore

Fini: Natale con i tuoi, Pasqua con chi puoi.

→  ottobre 21, 2010

Le solite cose da fare per la prosperità e che non si fanno

Lettera al direttore

Caro Direttore,

“vendere con intelligenza”, ammonisce Luigi Zanda. Vendere con un obbiettivo, vorrei precisare: che non è il 120% (stock del debito), ma il 2% (tasso di crescita reale). Per ridurre il debito c’è solo la crescita. Con un tasso del 2% reale all’anno e un bilancio in pareggio negli anni normali, il debito va a posto, anno dopo anno: non c’è fretta, nessuno attacca un Paese che marcia su quella strada.

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→  ottobre 15, 2010


Lettera al Direttore.

Ho fatto un sogno: lo stop alla riforma dell’università non era per mancanza di soldi ma per eccesso di assunzioni; e le frequenze da cui Bersani vuol ricavare i mezzi per finanziarla non erano quelle del digitale ma delle presenze.

→  ottobre 5, 2010


Lettera al direttore

Versione da Franzen (a proposito di “sinistra carina”): “C’era sempre stato qualcosa di non completamente giusto nei Berglund” si dicevano i loro vicini. Sono “il tipo di quei super-colpevoli di sinistra che hanno bisogno di perdonare tutti in modo che possa essere perdonata la loro buona fortuna, quelli a cui manca il coraggio del loro privilegio”.

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→  settembre 18, 2010


Lettera al direttore

“We just think it’s important to be aware and always be remembering”, fa dire Jonathan Franzen in “Freedom” all’ebrea Tamara. Una consapevolezza e una memoria che molti, che pur non hanno tutti i nonni ebrei (e magari nessuna nonna), considerano costitutive della propria identità. Per questo, quel “con sangue ebreo” nel pedigree di Sarkozy, sul suo giornale, mi ha colpito “come una stonatura”.

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→  settembre 12, 2010


Nella testa dell’amministratore delegato

Il manager in pullover e l’analisi immaginaria del senatore Debenedetti

Ormai mi è chiarissimo: un Edipo grosso come una casa.Lo sospettavo già dalla prima seduta, quando sul lettino continuava a mormorare: “Quello che è bene per la Fiat è bene per il Paese, oppure quello che è bene per il Paese è bene per la Fiat?”. Un’evidente incertezza di ruolo, dovuta allo shock di un’ambigua scena primaria.

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