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→  maggio 6, 2011


Gli islamisti di Gaza avevano bisogno del Mozart di Barenboim?

Lettera al direttore

Daniel Barenboim non è stato il primo ad eseguire musiche di Wagner in Israele dopo la guerra. Vent’anni prima di lui, nel 1981, fu Zubin Mehta e eseguire a sorpresa brani dal Tristano e Isotta: non accadeva, in terra di Israele, dal 1938, con Toscanini sul podio. E’ in contraddizione chi da un lato chiede di non bandire la musica di Wagner per l’uso ideologico che ne fece il Terzo Reich e dall’altro usa egli stesso la musica a fini ideologici: come ha fatto Barenboim a Gaza.

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→  aprile 28, 2011


Lettera di Maurizio Crippa al direttore
La testa di Fiat resta a Torino, la testa di Parmalat resta a Parma. E’ il culo, che lo diamo un po’ all’estero.
Maurizio Crippa


Replica di Franco Debenedetti
A Maurizio Crippa vorrei ricordare che a contare non è dove restano le teste di Fiat e Parmalat, ma in che verso guardano per trovare il loro piacere. Quelli che hanno dietro, mi pare, sono sindacati e politici.

→  aprile 15, 2011


La crescita risolve i problemi di bilancio. Ma le politiche per la crescita non hanno un beneficiario diretto. Per questo i politici preferiscono politiche che avvantaggiano interessi organizzati, o che suscitano emozioni, o che hanno visibilità. La ricetta per la crescita invece molto sovente consiste, più che nelle cose da fare, in quelle da non fare.

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→  aprile 14, 2011


Al direttore

Quando si battezza YouCat il catechismo “per i giovani”, c’è da stupirsi se la sciatteria espressiva s’infiltra dov’erano prudenza nell’affermare, finezza nell’argomentare, sottigliezza nel distinguere? Era già cominciato con l’officiante che dà le spalle al tabernacolo, il volgare al posto del latino, la melassa ritmica della chitarra elettrica invece della polifonia corale di Palestrina. Inseguire invece di guidare, prescrivere ai fedeli invece di confutare gli eretici, difendere la lettera invece di vivere la tradizione: per un conservatore non credente, il peggiore dei mondi possibili.

→  aprile 2, 2011


Decreto Parmalat

Quando si vede che chi ha costruito la sua fortuna personale e la sua credibilità politica contendendo per il privato spazio alla televisione di stato, ora schiera alle frontiere i cannoni della finanza di stato; che chi ha vinto e rivinto nel nome di un partito liberale di massa, ora si fa protezionista, bisogna reagire. E quindi non classicamente evocare come finiscono le statue delle sirene, non malinconicamente interrogarsi sulle nevi sciolte dallo scirocco romano. Ma un “menus propos” quello sì, se mai ci sarà dato vedere una prossima volta: “Je congnois bien mouches en laict”.

→  marzo 24, 2011


Il clamoroso errore di chi sogna l’arrivo di una cordata italiana per risolvere il caso Parmalat.

Perché, nella vicenda Parmalat, ce la si prende con Lactalis, mentre è la migliore delle soluzioni? Naturalmente di quelle che sono oggi sul tavolo, non di quelle che ci sarebbero potute essere se il signor Tanzi avesse ambito a essere leukos anziché kallistos e finire bancarottiere, se il signor Bondi avesse convinto gli azionisti a supportarlo in piani di sviluppo, se uno dei tanti signori Brambilla avesse deciso di farlo al suo posto, comperandosi l’azienda. Come sappiamo, non è questo il film che stiamo vedendo. In altri mercati, o per buona pratica o per necessità, chi vuole prendere il controllo di una società lancia un’opa, col che tutti gli azionisti possono lucrare il premio di maggioranza: ma non siamo molto credibili se vogliamo sceneggiare quel film nel nostro mercato.

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