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→  novembre 23, 2013


Recensione a
The Pity of It All: A History of the Jews in Germany, 1743-1933
di Amos Elon
Metropolitan Books/Henry Holt & Company
446 pp.


Due anime in un solo corpo: dai poeti ai rivoluzionari, un’identità tormentata. La storia di un’assimilazione, prima del diluvio.

È il 1933: Hannah Arendt, detenuta e rilasciata dalla Gestapo, decide di lasciare la Germania della barbarie. È senza documenti, il treno corre verso il confine con la Cecoslovacchia. Va nella direzione opposta a quella che, 190 anni prima, aveva seguito il quattordicenne Moses Mendelssohn andando dalla nativa Dessau verso la Berlino dell’illuminismo. “Oggi sono passati sei buoi, sette maiali e un ebreo” annotava nel suo registro il custode della porta di Rosenthal. La Ahrendt, la sera prima di partire aveva recitato poeti greci cenando sul Kurfuerstendamm con Kurt Blumenfeld. Il giovane Moses, malnutrito, sapeva solo l’ebraico e lo Judendeutsch: tedesco, latino, greco, francese, inglese li avrebbe imparati da solo e in segreto, agli ebrei era proibito. Con Mendelssohn, “Socrate tedesco”, “Lutero ebraico”, filosofo e scrittore noto in tutta Europa, ammirato da Goethe e da Herder, amico di Lessing e di Wieland, iniziava “la lunga fila degli ebrei tedeschi assimilati che adoravano la cultura e la civiltà tedesca”; Amos Elon inizia da lui per narrare la storia dell’assimilazione degli ebrei tedeschi. È un processo che riguarda tutti gli ebrei europei: ma solo in Germania essa “riflette la complessità di un rapporto che alla fine diventò una sorta di identità […]; il dualismo di tedeschi ed ebrei, due anime in un solo corpo, sarà la preoccupazione e il tormento degli ebrei tedeschi per tutto l’800 e i primi decenni del 900. In nessun altro paese dell’Europa occidentale questo dualismo fu così profondo e alla fine così tragico”.

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→  novembre 20, 2013


A proposito di “C’eravamo tanto amati” di Ritanna Armeni

Al direttore.

“Vivremo come i banchieri e voteremo come gli operai”, dicevano tra loro i borghesi nei primi anni di Weimar. I socialdemocratici, banchieri e operai, votarono contro Hitler, fu il rifiuto dei comunisti agli ordini di Mosca a consentirne la resistibile ascesa. Invece negli anni della nostra Seconda Repubblica, tra “sinistra” e “popolo” il “c’eravamo tanto amati” è diventato “reciproca antipatia”. Per Ritanna Armeni la frattura è dovuta ai radical chic, a me pare che il fenomeno delle varie gauche au caviar fosse piuttosto il tentativo di recuperare in chiave estetizzante, e da posizione di subalternità, una leadership politica che si sente perduta. Frattura si ha invece, da noi almeno, quando “la sinistra” cerca di imporre di nuovo al “popolo” la propria leadership, il proprio linguaggio politically correct; quando all’estetismo passivo sostituisce il moralismo prescrittivo, quando teorizza la propria diversità, leggi superiorità.

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→  novembre 14, 2013


Usa la metafora del “robot” Giuseppe Guarino per descrivere la situazione in cui sono stati posti i membri dell’Unione monetaria, quando lo spazio della politica economica degli stati è stato sostituito dall’obbligo di stare dentro i famosi parametri di Maastricht.

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→  novembre 1, 2013


Al direttore

Il voto per la decadenza di Silvio Berlusconi riporta alla mente quello con cui approvammo la modifica del titolo V della Costituzione. Anche allora avevamo il diritto di votare a maggioranza la modifica della Carta; adesso è legittima la procedura con cui si è modificata la prassi del Senato e deciso per il voto palese. In entrambi i casi si tratta di errori politici, che la sinistra si porterà addosso nel suo futuro.

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→  ottobre 18, 2013


Non solo tutti i genocidi, ma i crimini contro l’umanità. La legge italiana apre un vaso di Pandora, dentro si perde la Shoah

E’stata approvata in sede redigente nella commissione Giustizia del Senato la proposta di legge che rende reato il negazionismo dei genocidi. E’ la formula adottata in Israele, Portogallo e Spagna. Invece in Austria, Francia, Germania e Belgio reato è quello riferito specificamente alla Shoah. Norme antinegazioniste sono state adottate da Nuova Zelanda, Svezia, Australia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania, Polonia e Romania; le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione degli Stati Uniti che condanna qualsiasi diniego dell’Olocausto e sollecita tutti i membri a respingerlo. In Italia i soliti talebani hanno pensato di esser meglio degli altri: non solo tutti i genocidi, ma anche i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità, così aprendo un vaso di Pandora di contenziosi ovunque per il mondo, e perdendo per strada l’unicità assoluta della Shoah (i senatori Giovanardi e Buemi hanno votato contro). E pensare che erano partiti dall’idea di approvare la norma in commissione in sede redigente per il 16 ottobre, anniversario del rastrellamento e della deportazione degli ebrei di Roma.

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→  ottobre 17, 2013


Condividendo al 99 per cento il testo dell’appello “Contro il riflusso statalista” promosso dal Foglio, l’ho firmato. Più che esplicitare a cosa sia dovuto l’1 per cento mancante, mi sembra interessante ragionare sul perché di questo rigurgito statalista, e a quali interessi esso serva.

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