→ ottobre 16, 2021

Al direttore.
Da quando ci sono i vaccini, ho ripreso le settimanali cene a casa mia con amici romani conosciuti nei miei dodici anni da senatore. Ciascuno di loro dà per scontato che io garantisca che tutti siano vaccinati. Sto contribuendo a un errore politico, come teme l’Elefantino del 14 ottobre? Sono davvero in conflitto l’interesse pubblico e… il diritto alla cena? Il lavoratore vaccinato ha il diritto di non avere accanto a sé dei non vaccinati: è un diritto riconosciuto dalla legge, che pone in capo al datore di lavoro la responsabilità di garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro. E se insieme a Ferrara si sospetta che impedire a chi non ha il green pass o equivalente di andare in fabbrica o in ufficio sia qualcosa “che assomiglia molto a un abuso”, o il governo dà una manleva ai datori di lavoro riguardo alla salubrità dell’ambiente di lavoro (cosa ovviamente assurda) oppure gli dà i mezzi per non ammettere i non vaccinati o non tamponati. Etica? Diritto formale.
leggi il resto ›
→ settembre 22, 2021

Al direttore.
Gli accademici contrari a che il green pass venga richiesto ai loro studenti, ricorrono anche ad “argomenti” “scientifici” (tra virgolette entrambi). Uno di questi sarebbe, letteralmente, “che farsi iniettare sostanze […] tra vent’anni [possa] causare non soltanto miocarditi, ma anche altri problemi forse peggiori”. Ipotesi evidentemente non falsificabile, quindi carente della condizione che da Popper sappiamo essere essenziale al pensiero scientifico. Una contraddizione a sostegno di un ragionamento contraddittorio fin dall’inizio.
Le risposta del Direttore
Come direbbe Enrico Michetti, caro Franco, omne ignotum pro terribili.
→ agosto 3, 2021

Al direttore.
Gli odierni commenti sul futuro del Monte dei Paschi di Siena mi hanno richiamato alla mente le discussioni in Parlamento sul ruolo delle fondazioni dopo la legge Amato del 1990 (quella del Frankenstein) che accompagnarono il faticoso processo di quello che sarebbe poi divenuto il decreto legislativo 153 del 1999. Ricordo un commento di Massimo D’Alema, di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, compreso anche un passaggio a Wall Street. “In un mondo in cui, come ho avuto modo di vedere, premendo il pulsante di un mouse è possibile spostare un milione di dollari da una parte all’altra del mondo, una finanza arroccata dietro mura merlate è un anacronismo”. Esplicito il riferimento a Siena, alla sua banca, alla Fondazione, e – speravamo noi riformisti – anche al partito di cui era il feudo. Sono passati vent’anni, vent’anni in cui alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena fu consentito di non adeguarsi ai limiti imposti dal decreto Ciampi, vent’anni segnati da operazioni, alcune delle quali caldeggiate, a quanto si dice, da D’Alema stesso, battaglie anacronistiche conclusesi con sconfitte brucianti. Vent’anni dopo è ancora l’anacronismo, sotto mutate spoglie ma alimentato da analoghi interessi, ciò che accomuna le proposte di FdI, Lega, Cinque stelle e, si stenta a crederlo, perfino dell’erede politico di quanti rovinarono la banca, e che ora se ne serve per chiedere il voto dei senesi. Tutti a imboccare la strada che farà del Monte l’analogo bancario di Alitalia. Tutti a respingere il piano elaborato con minuziosa cura dal ministro dell’Economia, forse l’ultima possibilità di salvare quello che ancora è sopravvissuto dentro le mura merlate di Siena.
leggi il resto ›
→ luglio 22, 2021

Al direttore.
Sul ddl Zan Enrico Letta per principio non accetta nessuna mediazione: preferisce correre il rischio che venga sbarrata la strada alla legge contro la omo e la transfobia per cui il Pd ha tanto a lungo combattuto. Sulla riforma Cartabia, su cui Draghi ha ottenuto l’approvazione all’unanimità del Consiglio dei ministri, Enrico Letta quasi invita a presentare emendamenti che conservino qualcosa dell’abolizione della prescrizione, la barbarie giustizialista della legge Bonafede, tema identitario del Movimento cinque stelle. Che, per Letta, l’alleanza a sinistra valga cedimenti sui principi, già lo sapevamo. Che prevalga anche sul primato del Pd nel sostegno al governo è una novità: per chi nel Pd ancora ci crede, novità stridente per i principi, pericolosa per le conseguenze.
leggi il resto ›
→ luglio 3, 2021

Al direttore.
“C’è speranza?”. Secondo Julian Carron, recensito da Ubaldo Casotto il 30 Giugno, è la domanda “più razionale che ci si possa porre di fronte a una pandemia che ha scardinato tutte le certezze che noi, figli della cultura cosiddetta occidentale, abbiamo irragionevolmente coltivato”. Si ha memoria di un’ottantina di gravi pandemie in 2500 anni, dalla peste di Atene del 429 a.C, alla febbre dengue del 2019. La sola certezza su cui possiamo “ragionevolmente calcolare” è che le pandemie sorgono, uccidono, scompaiono; la sola tecnica, nell’attesa dei vaccini, è ancora quella di isolare i malati, Per i più gravi, la tecnologia dei respiratori: ne avremmo avuto uno per non morire soli e soffocati? Una domanda straziante: ma ho difficoltà a scorgervi “la fine di un’illusione, l’esito paradossale della parabola della modernità”.
ARTICOLI CORRELATI
La ragione d’un imprevisto
di Ubaldo Casotto – Il Foglio, 03 luglio 2021
→ giugno 29, 2021

L’articolo risponde a quello di Bernard-Henry Lévy, pubblicato su La Repubblica del 19 giugno 2021
È di Claude Lévy Strauss un libro fondamentale nella mia formazione, “Tristi tropici”: l’empatia per i Nambikwara mi fece capire la necessità di svestirsi del proprio background culturale per comprendere un nuovo mondo lontano dalle categorie etnocentriche di un occidente globalizzante e annullatore di qualsiasi forma di diversità culturale. Per questo credo che avrebbe criticato “La nuova barbarie digitale”, l’articolo in cui Bernard-Henry Lévy, su Repubblica 19 giugno, descrive gli effetti di “imbarbarimento collettivo dei social” (tutti) sui membri (tutti) della specie homo sapiens: infatti egli chiamava “metafisica da donnette” queste speculazioni spiritualistiche astratte e lontane dalla concretezza delle scienze sociali.
leggi il resto ›