→ giugno 16, 2006
ROMA— Per aprire una nuova stagione di riforme, basterebbe un’intesa tra i leader dei due poli: comunque vada il re ferendum, dal giorno dopo ci si siede a un tavolo. Basterebbero poche parole, ma indipensabi1i. Perché se restasse il muro contro muro, anche se il 25 giugno vincesse il no, “potrebbe essere poi difficile tare le riforme”. Lo dice Franco Debenedetti, ex senatore dell’Ulivo. Che al referendum voterà no.
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→ aprile 27, 2006
Debenedetti: non si può scindere il grande industriale dall’uomo che usava i politici come taxi
Alla fine degli anni ’90, durante la prima stagione dell’Ulivo al potere, la polemica di Franco Debenedetti contro quei manager pubblici che ha battezzato «i nuovi Mattei» ha segnato un momento di snodo per l’industria pubblica italiana: a partire dalla «madre di tutte le privatizzazioni», come Romano Prodi definì l’operazione Telecom Italia, e continuando con le dismissioni parziali di Eni ed Enel, la politica ha incominciato a interrogarsi sul futuro delle residue aziende a controllo pubblico.
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→ aprile 25, 2006
di Marcello Zacchè
Franco Debenedetti è noto per essere il più liberale tra i Ds. Insomma, un riformista «puro», per dirla con il liguaggio di oggi. Che per questo è considerato spesso scomodo. Sta di fatto che, senatore uscente, non è stato
ricandidato dal suo partito, ma potrebbe diventare pedina preziosa per il prossimo governo Prodi. Per questo il Giornale lo ha interpellato, trovandolo impegnato all’estero, sull’operazione Autostrade-Abertis.
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→ aprile 2, 2006
Inutile e antidemocratica una legge ad hoc
Piazzale Loreto? Il senatore diessino Franco Debenedetti, anima liberal della sinistra, non ama queste immagini da regolamento di conti. Tanto più se a evocarle, polemicamente, è il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Commenta: «E’ stato un eccesso retorico. Anche D’Alema giudica sbagliato il riferimento, persino come metafora».
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→ febbraio 23, 2006
Liberale da sempre, Franco Debenedetti non confluirà di certo nella Rosa nel Pugno.
Però i dubbi sono legittimi: ultimo sintomo, la «scomunica» della Cgil nei confronti di Ichino.
«La condanna stalinista inflitta a Ichino è di fonte sindacale, non politica. Ma non mi nascondo dietro a un dito, non è un caso isolato. Mi pare difficile ignorare le ragioni di rinuncia alla candidatura di Michele Salvati o Piero Ostellino».
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→ novembre 30, 2005
Rilancio della UE
Un’Europa senza Regno Unito non esiste, oggi. Perché l’Europa esca dalle “crisi che si aggravano giorno dopo giorno”, ci vogliono, per Ernesto Galli della Loggia (Corriere del 28 Novembre) progetti audaci al punto da “sfidare il buonsenso”; per concepirli ci vuole una “avanguardia per l’Europa” formata da paesi fondatori e “ovviamente” facenti parte dell’euro: dunque senza la Gran Bretagna. Sostengo che questa esclusione non solo è sbagliata in sé, ma manda fuori bersaglio i progetti di cui l’audacia dovrebbe essere il propellente.
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