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→  maggio 22, 2010


di Alessandro Penati

Oggi cambia la composizione dell’Ftse/Mib, l’indice delle 40 maggiori società quotate
Esce la Mondadori. Azienda Italia spa, ecco come in 15 anni siamo rimasti indietro


Oggi cambia la composizione dell’indice Ftse/Mib: il paniere delle 40 maggiori società quotate, che meglio rappresenta Piazza Affari. Esce Mondadori, un’icona della nostra industria, ed entra Azimut, risparmio gestito. Il cambiamento della composizione di un indice di Borsa è un fatto marginale sia per il mercato azionario, sia per le società coinvolte; e irrilevante per l’economia nel suo complesso. Ma ha una valenza simbolica. Ed è un buon pretesto per fotografare il nostro capitalismo, e confrontarlo con quello degli altri, dopo i postumi della crisi e a 15 anni dall’avvio del processo di risanamento economico, privatizzazioni, liberalizzazioni, regolamentazioni, sfociato nella costituzione dell’Eurozona.

L’immagine del capitalismo italiano che si riflette nello specchio dell’indice Ftse/Mib sembra una fotografia ingiallita di 15 anni fa. La cosa dovrebbe farci riflettere perché rappresenta un’ipoteca sul nostro futuro benessere. Invece, sembra provocare solo scarso interesse, se non paradossali sussulti d’orgoglio per una ipotetica “via italiana” al capitalismo che, come l’isola di Peter Pan, non c’è, ma è un mito troppo bello per essere sfatato.

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→  maggio 21, 2010


di Roberto Perrotti

Negli ultimi giorni sono stati introdotti in Europa tre provvedimenti riguardanti i mercati finanziari: la proposta di regolamentazione degli hedge fund e le due misure unilaterali del governo tedesco su naked short selling e Cds sul debito pubblico.

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→  maggio 14, 2010


di Massimo Mucchetti

Il piano salva debiti dell’ Eurozona, che consoliderà gli interventi immediati delle banche centrali e della Bce, sarà probabilmente gestito da un nuovo veicolo speciale finanziato dagli Stati, che garantiranno le sue obbligazioni fino a 440 miliardi e che già oggi alimentano la Commissione Ue e il Fondo monetario internazionale impegnati per gli altri 310 miliardi. Si tratta di una gigantesca operazione in larga parte fuori bilancio per scoraggiare la speculazione contro l’ euro, a partire dai suoi anelli deboli. Stiamo assistendo alla copertura di debito pubblico cattivo a mezzo di debito pubblico migliore. Funzionerà?

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→  maggio 12, 2010


di Giuseppe Turani

Gli ultimi giorni della Fiat sono già cominciati. Non nel senso che la Fiat si appresti a chiudere i battenti. Ma nel senso che la casa torinese sta per diventare un’altra cosa, molto diversa da quella che abbiamo conosciuto fino a oggi e che in parte pensiamo ancora che sia. Dire che cosa era la Fiat non è difficile. È stata, a partire dal nome – Fabbrica Italiana Automobili Torino – sinonimo dell’industra in Italia. La più grande azienda, e anche quella che ha esercitato il maggior potere sui nostri destini e sul nostro modo di vivere. Dire che cosa dovrebbe diventare è altrettanto facile. La Fiat dovrebbe trasformarsi in un’azienda mondiale dell’auto, con un azionariato diffuso a livello planetario. E quindi se ne deve andare dall’Italia.

→  maggio 11, 2010


di Gianluigi Beccaria

Dove va la lingua italiana.

“Che lingua fa”, dove sta andando l’italiano? Come si parla, come si scrive? Si governa male la sintassi, si fanno errori marchiani di ortografia. Il mare della nostra ricca, duttile, stratificata, bellissima lingua, si dissecca spesso nelle strettoie di rigagnoli magri. Nello stesso tempo molti settori stanno imboccando le vie opposte dell’enfasi, dove un italiano ipereccitato strafa e stradice. Anche la stessa “fonografia realistica” che riscontriamo nella narrativa, nei nostri romanzi che simulano tutti allo stesso modo il parlato, comincia a mostrarsi eccessiva. Meglio potare il troppo e lo spreco, riuscire a “far passare il mare in un imbuto”, diceva Calvino, fissare un onesto numero di mezzi espressivi e con quelli cercare di dire qualcosa di meno generico, più ricco e complesso.

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→  maggio 1, 2010


di Massimo Mucchetti

Il ritratto I nuovi criteri per la composizione del consiglio di gestione

La candidatura Beltratti, la lente del Tesoro e l’ ipotesi Salza-bis La quota del 10% Il confronto fra le Fondazioni, i requisiti e il 10% di Torino in un colosso dove gli investitori istituzionali hanno il 28%

Il giorno dopo il ritiro di Domenico Siniscalco, mentre l’ assemblea di Intesa Sanpaolo riunita a Torino nomina il nuovo consiglio di sorveglianza, emerge in tutta la sua debolezza la posizione della Compagnia di San Paolo: non basta avere il 10% dei voti per determinare le sorti di un colosso bancario dove gli altri soci eccellenti mettono assieme il 28% e gli investitori istituzionali un 10% abbondante.

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