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→  maggio 19, 2011


di Diego Novelli

In un’intervista su “La Stampa” di oggi, 19 maggio, a pagina 9, il mio amico Valentino Castellani spiega come per ben due volte riuscì, nel ballottaggio, a superare il suo concorrente che al primo turno aveva raccolto un maggior numero di preferenze.

Poiché nel 1993 il suo concorrente ero io debbo dire che le cose andarono in modo radicalmente diverso da come le ricorda Castellani. Vale la pena, se non altro per i posteri, ricordare quella vicenda. Non avevo alcuna intenzione di ricandidarmi, anche se il mio nome era stato fatto circolare sui giornali da alcuni dirigenti di Rifondazione Comunista, partito al quale non sono mai stato iscritto. Alla vigilia della apertura della campagna elettorale venne a casa mia il segretario provinciale del Pds, Sergio Chiamparino, per conoscere direttamente il mio pensiero. Gli confermai quello che avevo già espresso, cioè di non ricandidarmi.

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→  maggio 5, 2011



Per chi lo ha sentito suonare è difficile criticare il conduttore e pianista israelo-argentino Daniel Barenboim.
Inoltre, gli artisti israeliani non si sono mai sottratti alle provocazioni e di politica parlano sempre nei loro romanzi, nei loro film, nelle loro performance. Eppure il concerto che Barenboim ha tenuto ieri a Gaza, bastione di terrore e sharia retto da Hamas, è stato un passo falso anche all’interno della generosa militanza filopalestinese di Barenboim. Il maestro non è nuovo a provocazioni (è stato lui a suonare per primo in pubblico in Israele le opere di Richard Wagner), ma per la prima volta ha diretto nell’enclave di Hamas un’orchestra di musicisti provenienti da tutta Europa, inclusa la Scala di Milano.

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→  aprile 28, 2011


di A. PI.

Il mercato ha dato un titolo al caso Parmalat: il nuovo Papocchio. Senza voler togliere nulla all’esordio da regista di Renzo Arbore negli anni 8o, gli sviluppi politico-finanziari della scalata al gruppo di Collecchio sarebbero perfetti per la trama di un film tragicomico. Si voleva impedire ai francesi di conquistare la Parmalat, ma invece di bloccarli al loro 29% li si costringe a prendere il 100%. Si voleva creare una cordata industriale italiana alternativa a Lactalis, e invece nella migliore delle ipotesi si costringerà la Cdp a convivere con il gruppo francese in una holding franco-italiana senza logica industriale e soprattutto nazionale. Non solo: se passerà, come si dice, l`idea che i francesi dovrebbero lanciare ‘Opa non a 2,6 euro, ma a 2,8 euro perchè questo è il prezzo più alto pagato perglí acquisti di titoli, allora oltre al danno ci sarà anche la beffa.

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→  aprile 28, 2011


di Lina Palmerini

L’Opa Lactalis non azzera la strategia di Giulio Tremonti messa sul tappeto – politicamente – soprattutto dalle parole del premier su Parmalat. Quella difesa a un’Opa «non ostile» e alle regole del mercato ha messo in allarme non solo il ministro dell’Economia ma il suo potente alleato leghista sul fatto che adesso – fallita la difesa dell’italianità a Collecchio – possa saltare il decreto sul fondo presso la Cassa depositi e prestiti a sostegno delle imprese italiane nei settori strategici. È quella la frontiera su cui adesso si batterà il Carroccio portandosi anche un pezzo di Pdl vicino all’idea tremontiana.

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→  aprile 28, 2011


di Morya Longo

C’è chi non ne vede i motivi, come il presidente della Vitale e Associati Guido Roberto Vitale: «L’ingresso della Cassa depositi e prestiti con una quota del 10% nel capitale di Parmalat sarebbe del tutto inutile: i francesi avranno sempre la maggioranza». C’è chi appare più possibilista, come il presidente dell’Abi e amministratore delegato del Montepaschi Giuseppe Mussari: «La Cassa è un soggetto a natura mista, per cui se ritiene utile investire in Parmalat fa bene a farlo». C’è chi ne vede i risvolti politici, come il numero uno di Antares private equity Stefano Romiti: «Se così fosse, francamente mi sembrerebbe una forzatura. Sarebbe una soluzione più politica che di mercato, credo che i soldi potrebbero essere destinati altrove». C’è chi, come il gestore di un hedge fund italiano che preferisce restare anonimo, si dichiara decisamente contrario: «La Cdp deve fare altro, un’operazione del genere è assurda».

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→  aprile 28, 2011


di Paolo Bricco

Ai francesi i brevetti e i segreti industriali del gruppo di Parma

Mani francesi sulle tecnologie italiane.
In caso di successo dell’Opa, Lactalis controllerà un’azienda ristrutturata dalle fondamenta da Enrico Bondi, con un ciclo di investimenti ultimato e un mix di segreti industriali e di brevetti depositati che la rendono un boccone prelibato. Molto prelibato. Più di quanto non sembri a un occhio superficiale, che si fermi alla natura di commodity del latte e che associ una scarsa forza innovativa all’agroalimentare.

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