molte occasioni che ci hanno accomunato nei giudizi critici per la sopravvivenza nella politica italiana di visioni ostili al mercato, ho considerato il tuo impegno diretto un fatto molto positivo nel panorama politico, mi sono sinceramente rallegrato per il tuo ingresso in Bicamerale.
In questi giorni, ed ancor di più dopo le notizie giunte da Bruxelles, non riesco a farmi ragione di una circostanza ai miei occhi incomprensibile: posto che la credibilità per entrare in Europa non è fondata solo sui saldi di bilancio o sulla riforma del welfare, ma anche su interventi sul funzionamento dei mercati, io mi aspettavo che dalla Bicamerale dovesse uscire un contributo fattivo sui temi della costituzione economica. Invece, silenzio.
È vero, a questi temi, costretti tra giustizia e sistemi elettorali, si offre una finestra angusta. Ma c’è una questione di fondo: qualunque sia il modello di rafforzamento dell’esecutivo — semipresidenziale o premierato — l’esecutivo verrà auspicabilmente rafforzato nei suoi poteri di spesa.
Molti colleghi in Bicamerale pensano di blindare la legge di bilancio, a limitare i tetti del deficit provvederà già Maastricht ed il patto di stabilità. Ma che conseguenza avrà rafforzare l’esecutivo senza indicare limiti alle risorse che potrà prelevare? Si può disegnare uno Stato federale senza dire come si ripartirà il prelievo fiscale? Una Costituzione come la nostra, così sbilanciata dal lato dei diritti «sociali», non deve essere riequilibrata ponendo un limite alle risorse per farvi fronte?
Il livello di prelievo a cui ottenere l’equilibrio di bilancio resta e resterà nella discrezione dei singoli Stati. È mia convinzione che porre in Costituzione principi qualitativi che limitino il prelievo — così come riconoscere il ruolo di mercato e concorrenza — contribuirebbe al nostro ingresso in Europa più significativamente di una frazione di punto di eventuale scostamento dal limite così faticosamente inseguito.
Né questo è necessariamente un tema «di destra», si possono immaginare regole in funzione anticiclica, che impegnino a riduzione del prelievo nei cicli negativi, della spesa in quelli positivi.
Confidavo che gli interessi culturali di una vita avrebbero esercitato su di te la loro «attrazione fatale», e che i temi della costituzione economica ti avrebbero consegnato, economista tra tanti giuristi, un ruolo da protagonista. Ma tu, caro Michele, su questo finora taci. Mi sono quindi deciso a rendere pubbliche queste mie preoccupazioni, anche per darti un’occasione: facciamo si che la Bicamerale non sia solo una plaza de toros su come si conducono i processi penali.
Tweet
aprile 25, 1997