Candidatura incomprensibile

maggio 30, 2003


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Cofferati a Bologna

Che l’eventualità della candidatura di Sergio Cofferati a sindaco di Bologna non sia stata accolta con manifestazioni di giubilo da parte di molti bolognesi in generale, e dei prodiani in particolare, non fa stupire. Non è solo questione di profilo politico, conta anche l’orgoglio dell’alleato, urtato dall’indicazione quasi d’autorità di un personaggio che si sarà pure guadagnata tanta notorietà sul piano nazionale, ma a cui non viene riconosciuta nessuna particolare conoscenza o identificazione con la realtà locale; e si risentono i postumi della sconfitta patita con Guazzaloca.

Né stupisce il lutto dei movimenti: si erano sentiti traditi dalla indicazione di astensione data da Cofferati sull’art. 18, ora si sentono abbandonati dal loro capo carismatico.
Stupisce invece Cofferati, per avere accettato o comunque non respinto la candidatura. Perché l’ex leader della CGIL dovrebbe passare repentinamente dalla prospettiva di federatore di una sinistra allargata, a quella di amministratore di una realtà municipale? Da intransigente sostenitore dell’universalità dei diritti a duttile gestore della più pragmatica delle città italiane? Scegliere di preferire l’impegno in una realtà importante, ma periferica rispetto alla politica nazionale, e questo per almeno 5, forse 10 anni, indica o un pessimismo cupo sulle possibilità del centrosinistra di ritornare a governare il Paese, o una sostanziale rinuncia a giocare un ruolo di primo piano nella grande politica.
Anche vista dalla parte della dirigenza DS, ci sono ragioni di stupore. Non c’è bisogno di essere un patito delle primarie, e io non lo sono, per sapere che i meccanismi di designazione dei candidati sono un problema da trattare con delicatezza, i nervi scoperti sono molti e ingenti i pericoli di risentimento. Qui non solo non gli danno le primarie, ma gli paracadutano da fuori un candidato: quasi una provocazione. In realtà il segretario diessino mostra dove voleva andare a parare nei lunghi mesi in cui non rispondeva a dovere all’offensiva sulla leadership lanciatagli dall’antagonismo di Cofferati: metabolizzarlo nel partito e nelle istituzioni riservandogli una candidatura nel governo locale, magari col retropensiero di fargli capire quanto la reazione al suo nome sia poi ben diversa dal trionfante consenso che per mesi si é immaginato. Da questo punto di vista, l’operazione é cinica ma comprensibile; dimostra però una sottovalutazione degli ostacoli da superare per convincere prima gli alleati e poi gli elettori. Oppure la sottovalutazione é nostra: della difficoltà di gestire il personaggio all’interno della struttura del partito.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: