La finanza internazionale a due anni dal caso Enron
Senatore Franco Debenedetti, che scandalo lo stipendio del presidente del New York Stock Exchange, mentre milioni di americani hanno visto i loro risparmi andare in fumo!
«Il caso Grasso non va confuso con gli scandali. Quella era una frode. Qui invece a Grasso non si addebitano reati o condotte riprovevoli. A un certo punto, il suo stipendio è risultato eccessivo, scandaloso rispetto a quanto la comunità degli affari e il pubblico ritengono giustificabile. E questo anche se i 1363 soci del Nyse sono soddisfattissimi dell’operato di un uomo come Grasso che ha ottenuto risultati molto positivi nella fase di crescita e ha contenuto la crisi dopo l’11 Settembre».
Grasso è stato buttato a mare dai suoi uomini. Dai grandi della finanza che certo non hanno un curriculum illibato.
«In realtà il caso Grasso dimostra quanto non ci siano “verità rivelate” su quale sia la più giusta tipologia societaria per una Borsa Valori. A New York hanno scelto di non essere una società quotata, e in quel caso può esserci il rischio che nell’esercizio dei poteri regolatori e di controllo per l’ammissione alla quotazione prevalgano gli interessi economici del Nyse a “far cassa” chiudendo gli occhi. A Parigi e Bonn, la Borsa è quotata, eppure in Germania il Neuer Markt ha dovuto chiudere per le “bufale” che aveva
imbarcato. Da noi la Borsa non è quotata, i manager volevano, ma i soci glie l’hanno sempre impedito. Però se uno va a vedere chi siano i soci di controllo di Borsa Italiana spa scopre che sono le banche italiane, che già controllano gran parte del mercato finanziario tramite le Sim: il che non aiuta certo alla trasparenza. Come si vede, i conflitti d’interesse possono nascondersi nelle forme più diverse, né noi ne siamo immuni, anzi… In generale io credo che si deve distinguere il greed, l’avidità di guadagno, dalla frode».
Un fenomeno che sembra non avere fine…
«Le truffe sono più o meno sempre le stesse, cambiano i modi per camuffarle. La Enron in sostanza falsificava i bilanci. Su questo punto non si possono fare sconti. Poi c’è una zona grigia, per esempio tra analisti e promotori finanziari della stessa società. Le quattro più grandi società di brokeraggio di NY hanno patteggiato pagando multe salatissime».
Dopo il caso Enron la legislazione americana è stata resa più dura. Le verifiche sono più puntuali. La vicenda
Grasso, il caso Bank of America però dimostrano che nonostante norme più severe gli illeciti continuano imperterriti.
«Nei mercati esiste sempre un’asimmetria informativa tra le due parti che contraggono un contratto. Da un lato questa asimmetria è il motore dei mercati; dall’altro la trasparenza è necessaria perché la gente si fidi, e partecipi al mercato. Le bolle finanziarie distruggono ricchezza quando si sgonfiano: ma storicamente hanno avuto un effetto di traino in tutte le rivoluzioni industriali dell’Occidente. Fin dai tulipani olandesi e la Compagnia del Mississipi. Le bolle speculative amplificano la forbice nella quale si infilano persone o abili, o audaci, o di pochi scrupoli, o tutte e tre le cose insieme. La speculazione, anche nell’accezione deteriore che ha la parola nel linguaggio comune, ha avuto un’importante funzione nella storia economica e nello sviluppo dell’occidente. Ha contribuito a finanziare la sua crescita. Il regolatore interviene a posteriori a chiudere certe strade, per ripristinare trasparenza: così azioni prima consentite divengono illecite. Tra il mercato dei tupilani e gli odierni mercati c’è un bel salto».
Anche in Italia i mercati finanziari non godono della massima fiducia dei risparmiatori. Si veda il caso eclatante della Cirio. Il pubblico ora si sente tradito dal sistema. E, cosa ancora più grave, non sa come difendersi.
«Certo nel caso Cirio é difficile pensare che le responsabilità eventuali siano di funzionari dietro gli sportelli: E’ una vicenda che ha un effetto pesante su tutti i collocamenti di bond delle imprese italiane. Dappertutto a fare la spesa delle bolle é il parco buoi, gli investitori che entrano a frotte verso la fine. Ma c’è un mare di differenza tra la Borsa di New York, dove sia pure attraverso bolle e scandali, si veicolano risorse che finanziano un’economia dinamica, e le nostre Borse, che, in un passato durato decenni, è parso servissero principalmente a sistemare gli interessi economici di un ristretto numero di famiglie».
Guido Rossi sostiene che il conflitto di interessi è epidemico. Quasi che
non ci sia nulla da fare per sconfiggerlo. Concorda?
«Io credo invece che possa continuare il percorso, se non “virtuoso”, almeno funzionale, di asimmetrie informative, eccessi, correzioni che sanzionano certi comportamenti e aumentano la trasparenza. Sembra che gli investitori credano in questa funzione propulsiva delle asimmetrie: dopo il caso Enron non c’è stata la fuga da Wall Street e ora la borsa americana ha ricominciato a crescere».
Molti risparmiatori però si sono sentiti defraudati e soprattutto hanno
visto andare in fumo larga parte dei loro risparmi. Sarebbe bene cercare di prevenire?
«Lo sgonfiamento della bolla sul mercato è sicuramente il fenomeno che ha avuto le maggiori conseguenze sui flussi finanziari delle famiglie. Più del terrorismo, dell’11 settembre, della guerra. E questo ne fa un importante problema di politica economica».
Che cosa suggerisce?
«Bisognerebbe introdurre una regolazione più liberale, ma non mi sembra che questo sia fra le priorità del governo. Mentre sarebbe particolarmente
necessaria nel momento in cui si mette mano alla riforma del welfare: perché è chiaro che questa richiede lo svilupparsi della previdenza individuale accanto a quella pubblica».
Possiamo spiegare a grandi linee il funzionamento.
«Quando dico una regolazione liberale, penso innanzitutto ai poteri delle Autorità indipendenti. Ma penso anche ad analisti, a un’informazione finanziaria competente e indipendente. E poi penso di aumentare le opzioni per gli investitori, e la concorrenza tra i gestori di loro patrimoni».
Intende il progetto della Borsa europea?
«Anche. Aumenterebbe la concorrenza non solo tra valori mobiliari ma anche tra gestori di valori mobiliari e tra controllori di piazze finanziarie. In un sistema del genere però la Borsa di Londra, una delle piazze finanziarie più grandi del mondo, non può rimanere fuori».
Una sola Borsa e un sola grande autorità?
«Un’autorità superiore sarebbe certo necessaria. Ma dovrebbero continuare a operare anche i singoli regolatori europei, però a livelli di competenza
diversi».
settembre 22, 2003