Intervista
Senatore Franco Debenedetti, dopo lo scontro a Otto e mezzo, cosa consiglia per arginare in tv Berlusconi?
«Non ho titoli per dare consigli. Ma se ripenso all´andamento della trasmissione, sembra che il premier sia in difficoltà, spiazzato, quando si confronta con persone che non sono nate nella politica. Io, in fondo, ho una storia simile alla sua».
Lei ha colpito duro…
«Per un po´ sono stato zitto. Pensavo ad una trasmissione diversa. Ma alla fine il silenzio si è rivelato vincente. Bisogna farlo avanzare e poi colpirlo con un´obiezione secca, tagliente. Il Cavaliere cita dati su dati, veri e presunti. Arriva con discorsi pronti, numeri, cifre, fotocopie come quelle delle prime pagine dell´Unità. Non bisogna seguirlo su questo terreno di dettaglio, altrimenti la gente cambia canale. Bisogna fare attacchi secchi. Per esempio l´accusa di non essere uno statista e di avere spaccato il paese lo ha messo in difficoltà. L´hanno colpito anche le accuse sui risultati dell´abolizione dell´articolo 18 e sul fatto che l´hanno lasciato solo sia sindacati che l´avevano seguito sia di buona parte degli industriali. Ha replicato che era una richiesta di Confindustria».
Basta questo?
«Bisogna anche usare passione e ironia, L´altra sera ha citato Stalingrado. Non c´era tempo, ma gli avrei detto che la sua ossessione anticomunista lo porta a chiamare con il nome sovietico una città ribattezzata nel 1961. Ma l´avrei fatto sorridendo».
febbraio 11, 2006